Abuso
e Sensi di colpa
Ci
sono cose che dopo tanti anni di lavoro ancora fatico a capire. Si,
certo, le so, le ho studiate, le ho verificate, razionalmente mi sono
chiare ma emotivamente ho difficoltà a capirle. Sto parlando dei
sensi di colpa che inseguono per tutta la vita le donne che hanno
subito un abuso o un tentativo di abuso (che è sempre un abuso!). Mi
riesce difficile comprendere il senso di onnipotenza che caratterizza
i bambini, che determina la loro tendenza ad assumersi la
responsabilità di tutto ciò che succede. Esattamente il contrario
di quello che succede a molti adulti che pensano di non avere nessuna
responsabilità di nulla. Non ho molta esperienza di adulti che hanno
commesso abusi su bambini della propria famiglia o comunque figli di
amici di famiglia, ma il poco che ho potuto verificare è la loro
completa incapacità di percepire la responsabilità di un danno. Le
persone con cui mi è capitato di parlare ignorano assolutamente di
avere potuto incidere in maniera negativa sulla crescita affettiva e
sessuale della povera vittima, che ovviamente non considerano una
vittima ma solo un soggetto amato ed “accarezzato”. Si legge e si
sente che i pedofili percepiscono se stessi come persone che
capiscono ed amano più degli altri i bambini. Ecco cosa mi è
difficile capire, come da una parte ci possa essere una così totale
incapacità di anticipare effetti disastrosi di un comportamento e
dall'altra una totale incapacità di uscire dal meccanismo di
onnipotenza per cui la colpa è solo la propria. Questo strano
atteggiamento infantile determina straordinari disastri nello
sviluppo psico-affettivo di questi bambini. Crescendo con questo
senso di colpa, questi bambini quando diventano adulti si convincono
di non meritare di essere amati e rispettati a causa della loro
colpa. Molto strana è l'incapacità di percepire noi stessi nello
stesso modo in cui percepiamo gli altri. Mi è capitato di chiedere a
donne, che sono state abusate da bambine, di pensare ad un bambino di
loro conoscenza avente la stessa età che avevano loro all'epoca
dell'abuso, di pensare a quel bambino /a come ad un soggetto capace
di seduzione, capace di determinare l'aggressione o comunque la
spiacevole “attenzione”, sistematicamente mi guardano con aria
scandalizzata e affermano che “certo che no!” “sono solo
bambini”. Eppure anche loro erano bambini/e all'epoca. Spesso
pensiamo a noi come soggetti adulti anche quando pensiamo ad eventi
avvenuti quando eravamo appena dei bambini.
Si,
ancora oggi ho difficoltà ad accettare come sia possibile che queste
vittime debbano poi diventare carnefici di se stesse! Tacciono per
paura e quindi non vengono difesi da nessuno, spesso lasciano gli
studi o al contrario si buttano nello studio evitando qualsiasi forma
di vita sociale. Spesso scelgono partner sbagliati.
Ma
una cosa capisco ancora meno, ovvero come sia possibile che una madre
possa dare la responsabilità di un evento così triste ad una figlia
ancora pre-pubere! Non capisco come una madre possa non avere
l'istinto di protezione verso la propria figlia, rimandandola nelle
mani del carnefice parente (padre, fratello, zio, amico di famiglia)
o possa non accorgersi di ciò che succede. Molti anni fa, prima di
fare lo psicoterapeuta, ho visto un film che allora trovai
meraviglioso, era “pazza” di Barbra Streisand, che mi fece per la
prima volta pensare al dramma di chi vive un abuso e non viene
creduto o difeso. Di uguale intensità drammatica fu un film molto
più recente “la bestia nel cuore” di C. Comencini.
Credo
che tutti dovremmo vedere film di questa portata, riflettere può
aiutare a capire meglio il dramma di persone che sono accanto a noi.
Immaginate che la percentuale di persone che hanno subito un abuso
mai confessato, è talmente alta che è quasi impossibile che ognuno
di noi non ne conosca almeno una!!!!
Si
parla continuamente della difesa dell'infanzia eppure le famiglie
preferiscono il silenzio, preferiscono l'oblio al chiarimento. Forse
le peggiori in questa tendenza a nascondere gli eventi siamo proprio
le donne. Donne che temono le voci dell'opinione pubblica, donne che
preferiscono l'apparenza al benessere della figlia. Non sono stati
certo casi isolati quelli che ho potuto incontrare nel mio studio, di
donne che si sono sentite dire, ancora bambine, “smettila è colpa
tua” “non dire stupidaggini, lo sai che non è vero” “Se tu
non gliene avessi dato modo non avrebbe fatto nulla!”. Sono anni
che sento queste cose ma ancora inorridisco.
Queste
persone hanno subito un trauma tra quelli più difficili da capire,
intuire o ignorare. Sono persone ritenute avolte ciniche, altre volte
fredde, altre pigre o incapaci, ma sono solo persone che hanno subito
una brusca interruzione nella loro crescita affettiva e nello
sviluppo della fiducia nel prossimo. La mi esperienza mi ha insegnato
che si può fare molto per rendere queste persone capaci di vivere
una vita normale e serena se si può intervenire. Chi ha subito un
abuso non è condannato, deve solo affrontare una terapia, magari con
un terapeuta che abbia già esperienza in un ambito cos' delicato e
difficile, e può recuperare quella voglia di vivere che spesso hanno
perso nella solitudine del senso di colpa.