tag:blogger.com,1999:blog-30038426643064160682024-02-07T15:01:03.627-08:00DiversaMenteLa nostra idea è di presentarvi secondo modalità a volte originali, altre volte classiche, temi di psicologia, psicoterapia, sessuologia, ipnosi ed altro.diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.comBlogger12125tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-41153963688772451002020-06-04T03:19:00.000-07:002020-06-04T03:19:33.682-07:00<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
SPUNTI DI RESILIENZA – UNO PSICOLOGO
NEI LAGER</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
Rita Pancaldo Psicologa – Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
«[…] è come quando si
accosta un magnete a delle schegge di ferro: immediatamente esse
assumono un ordine. L’integrazione della vita psichica e la sua
conseguenza, l’autorealizzazione, e la conseguenza di questa, ossia
il raggiungimento della felicità, sono tutti effetti collaterali
dell’essere orientati verso uno scopo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non vi è nulla al mondo
che sia in grado di aiutare un uomo a superare disagi interiori o
difficoltà esteriori quanto la consapevolezza di avere un compito
specifico, il sapere che esiste un significato assolutamente
concreto, non nel complesso della vita, bensì ora e qui, nella
concreta situazione in cui egli si trova. E questo si è visto ad
esempio nei campi di prigionia.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Tra gli studenti della
mia università in California avevo anche alcuni ufficiali americani.
E tra questi, casualmente, c’erano i tre ufficiali che avevano
trascorso i più lunghi periodi di prigionia nei campi dei
nordvietnamiti: celle di isolamento e altre cose del genere,
semplicemente inimmaginabile. E uno di loro addirittura per sette,
dico sette anni! Ebbene, abbiamo organizzato una discussione
pubblica, ed il risultato è stato che se c’è stato qualcosa che
li ha tenuti in vita – e la stessa cosa la si può sentire dai
reduci di Stalingrado e dai prigionieri dei campi di concentramento –
era il sapere che nel futuro c’era qualcosa che li attendeva.
Qualcosa o qualcuno» (Frankl, 1995).</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
«Riassumiamo: il
compimento di se stesso e la realizzazione di se stesso saranno
conseguiti a titolo di effetto del compimento del significato e della
realizzazione dei valori» (Frankl, 1996).</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Questi passaggi sono di
Viktor Emil Frankl (1905 – 1997) professore di neurologia e
psichiatria presso l’università di Vienna e docente in varie
università nordamericane. Frankl ha fondato la Logoterapia,
considerata la terza scuola viennese di psicoterapia, dopo quella di
Sigmund Freud (fondatore della psicoanalisi) e di Alfred Adler
(fondatore della psicologia individuale).
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La Logoterapia è, come
la definisce Frankl: «una psicoterapia orientata al senso, anzi
incentrata su di esso (logos in questo contesto vuol dire proprio
“senso”)» (Frankl, 1996).</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Viktor Frankl nacque a
Vienna nel 1905. La sua casa natale si trovava a pochi passi dalla
casa di Alfred Adler e a pochi passi da quella in cui Johann Strauss
compose il famoso valzer “Sul bel Danubio blu” (Frankl, 1997).
Questo paesaggio ricco di cultura, di musica, di amore familiare, di
studi, di riflessioni (all’età di 16 anni iniziò una relazione
epistolare con Freud) fu sconvolto e lacerato dalla persecuzione
antisemita.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Durante la Seconda Guerra
Mondiale, Frankl fu deportato e internato in quattro campi di
concentramento: Theresienstadt, Auschwitz, Kaufering III e Türkeim.
Venne deportata anche la sua famiglia: il padre, la madre, il
fratello e Tilly, la prima moglie di Frankl di appena 25 anni.
Morirono tutti nei l<i>ager </i>nazisti.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Le esperienze dei tre
anni trascorsi nei campi di concentramento sono raccontate da Frankl
nel suo libro “Uno psicologo nei lager” (Frankl, 2009). In questi
luoghi di morte e di violenza, dove le persone sono ridotte a un
numero - quello di Frankl era 119.104 - poté prendere contatto,
però, anche con la forza che c’è in ogni essere umano, con la sua
capacità di andare oltre l’esperienza immanente, di dimenticarsi
di sé a favore di qualcos’Altro da sé: «l’uomo è sé stesso
nella misura in cui si supera e si dimentica» (Frankl, 1996).</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Scrive ancora Frankl:
«Chi ha letto queste pagine, nelle quali abbiamo tentato di
raffigurare i sintomi psicologici e di chiarire la psicopatologia dei
caratteri tipici impressi sull’uomo dopo una lunga permanenza in
campo di concentramento, potrebbe concludere che l’anima umana è
in ultima analisi fatalmente e in modo inequivocabile condizionata
dall’ambiente. Nella psicologia del Lager, infatti, è proprio
questo particolare ambiente sociale a plasmare, in apparenza
fatalmente, l’atteggiamento dell’uomo. Ci potremmo dunque
chiedere: dov’è la libertà dell’uomo? Non esiste alcuna libertà
spirituale nel comportamento dell’individuo, nella sua reazione
alle condizioni ambientali? È vero dunque, come vorrebbe farci
credere una Weltanschauung (visione del mondo o concezione del mondo)
naturalistica, che l’uomo è solo il prodotto di alcune componenti
e condizioni biologiche, psicologiche o sociali? […] “Sotto la
costrizione delle circostanze”, delle condizioni di vita esistenti
nel Lager, “non ci si può comportare diversamente?” Ecco:
possiamo rispondere a queste domande sia basandoci sulle nostre
esperienze, che in linea di principio. In base alle esperienze,
proprio la vita nel Lager ci ha mostrato che l’uomo è veramente in
grado di “comportarsi diversamente”. Potremmo riferire molti
esempi, spesso eroici, che hanno provato come, in certi casi, si
possa soffocare quell’apatia e quella irritabilità; come dunque
sopravvive un resto di libertà spirituale, di libero atteggiamento
dell’io verso il mondo, anche in quello stato, solo in apparenza di
assoluta coazione, tanto esterna quanto interiore. Chi, tra coloro,
che hanno vissuto in campi di concentramento, non potrebbe parlare di
persone che percorrevano le piazze d’armi o le baracche dei Lager,
dicendo una buona parola o regalando l’ultimo boccone di pane? E se
pure sono stati pochi – bastano questi esempi per dimostrare che
all’uomo nel Lager si può prendere tutto, eccetto una cosa sola:
l’ultima libertà umana di affrontare spiritualmente, in un modo o
nell’altro, la situazione imposta» (Frankl, 2009).</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Rita Pancaldo</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Psicologa –
Psicoterapeuta</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Cognitivo-Comportamentale</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
BIBLIOGRAFIA</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Frankl, V.E. (1995). In principio era
il senso. Dalla psicoanalisi alla logoterapia. Brescia: Editrice
Queriniana
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Frankl, V.E. (1996). Alla ricerca di un
significato della vita. Milano: Mursia</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Frankl, V.E. (1997). La vita come
compito. Appunti autobiografici. Torino: SEI.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Frankl, V.E. (2009). Uno psicologo nei
lager. Milano: Edizioni Ares.</div>
<br />diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-49633308462095152252020-05-13T00:50:00.000-07:002020-05-13T00:50:19.453-07:00<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b>TORNARE A CASA</b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
Dott.ssa Rita Pancaldo</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
Psicologa – Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Parlare di tornare a casa in un tempo in cui la maggior parte delle persone già sta a casa può senz’altro sembrare strano.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
In realtà, stiamo parlando di un altro modo di “tornare a casa”, cioè a quell’esperienza di contatto con sé stessi, che in questi tempi quanto meno anomali, ci potrebbe far ritrovare sensazioni di tranquillità, di radicamento interno, di familiarità, di presenza di sé.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>E come possiamo fare?</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Un modo è concedersi di “fermarsi” proprio in senso fisico, sospendere quello che si sta facendo e, come suggerisce ad esempio la <i>Mindfulness</i>, sedersi assumendo una postura stabile, eretta ma non rigida e portare l’attenzione alla respirazione, al respiro che entra e che esce, osservandolo nel suo percorso. Si tratta di “far caso” a come si respira, alle pause tra inspirazione ed espirazione, alle parti del corpo che si muovono mentre si respira. È uno dei primi passi della pratica di <i>Mindfulness.</i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Che cos’è la </b><i><b>Mindfulness</b></i><b>?</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
È una pratica di meditazione che deriva dalla tradizione meditativa buddista; è stata introdotta in Occidente nei primi anni 80 dal Prof. di medicina Jon Kabat-Zinn che cominciò ad applicarla ai pazienti ricoverati presso l’ospedale della Boston University.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Per quanto tempo bisogna stare seduti ad osservare il respiro?</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Si può partire da pochi minuti, 5-10, e poi con la pratica si può aumentare. Si può partire anche da un minuto. Per un minuto mi fermo e, se mi trovo a mio agio chiudo gli occhi, altrimenti guardo un punto davanti a me, e riscopro il mio respiro … e poi decido se continuare o fermarmi.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Come faccio a sapere se sto meditando bene oppure no?</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non c’è un modo corretto o sbagliato. Si tratta di fare l’esperienza del proprio respiro e nessuno può dire che la tua esperienza è sbagliata o è corretta. È la tua esperienza. Si porta l’attenzione al respiro così come sappiamo portare la nostra attenzione a tanti momenti e azioni della quotidianità. Ognuno di noi ha già esperienza di questo stato. In noi c’è il ricordo di questo stato.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Nello specifico, si tratta di scegliere un momento in cui mi dedico intenzionalmente a questo tipo di esperienza, dirigendo l’attenzione a una cosa che è sempre con me: il respiro. Il suggerimento che si può dare è quello di non modificare il respiro, ma osservarlo così come avviene.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Ma quando provo a fare qualcosa con attenzione spesso mi viene di pensare a tutt’altro …</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Questo vuol dire che la tua mente funziona in modo normale. La mente per sua natura tende a divagare, a cambiare scenari, a pensare tanti pensieri, forme, suoni, ricordi. Se la mente non fosse in grado di divagare potremmo rimanere ancorati a un contenuto mentale per anni, come un disco rotto. Sarebbe terribile e inquietante. Meditare non significa “fissarsi” su qualcosa e avere in mente solo quello. Nella meditazione di <i>Mindfulness</i> si tratta di portare la propria attenzione allo svolgersi dell’esperienza così come avviene senza giudizi del tipo: “<i>sto meditando bene … sto meditando male … non dovrei pensare a cosa mangiare questa sera” </i>(che poi in questo periodo è difficile non pensare a cosa mangiare …) e se ti viene da pensare: “<i>sto meditando male</i>” o altro, semplicemente lo noti e ritorni al tuo respiro, con un’attenzione gentile e benevola.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Ma per meditare bisogna stare per forza seduti?</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Si suggerisce la posizione seduta, comoda, eretta e non rigida, perché una posizione del corpo stabile favorisce il movimento di portare l’attenzione al respiro. Ma nella meditazione di <i>Mindfulness</i> è prevista anche la meditazione camminata, cioè si medita mentre si cammina.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
In generale, mi sento di dire che, le persone che per una sorta di “disposizione personale” sono già portate a questo tipo di esperienza possono accedere a questo stato anche svolgendo un’attività: ad esempio, mentre sto lavando i piatti, faccio attenzione al mio respiro, e poi al contatto con l’acqua, alle bolle di sapone, ecc. Ma altre persone possono trovare più agevole, invece, sospendere quello che stanno facendo e sedersi in un posto tranquillo. Ognuno di noi è diverso.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Come ti sei avvicinata alla meditazione?</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
È un tema che mi ha attratto fin dall’adolescenza. Ho diverse esperienze personali di meditazione, alcune veramente belle, ma ho potuto indirettamente trarre esperienza anche guardando altre persone. C’è un episodio che ancora oggi riporto alla mente per predispormi alla meditazione o quando devo affrontare un lavoro impegnativo. Ho avuto modo di osservare tanti anni fa un operaio mentre buttava giù un’intera parete per creare una stanza più grande. Lo vidi lavorare con un’espressione rilassata, attenta, con colpi di piccone sistematici e ordinati, senza parlare, senza distrarsi. Era totalmente preso da quello che stava facendo, e non dava l’impressione di essere stanco. Fece soltanto una pausa per bere un po’ d’acqua e per cambiare gli attrezzi che stava usando. Il suo lavoro trasmetteva una sensazione di direzione mentale, di permanenza, di presenza, di attenzione e di calma, nonostante il rumore infernale del piccone e del materiale che cadeva.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Allora non resta che provare …</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Sì, bisogna mettersi nella situazione e cominciare, vedere cosa succede, fare esperienza. Ma non iniziate buttando giù pareti, della serie: quello era un professionista … voi non rifatelo a casa …</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Rita Pancaldo</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Psicologa – Psicoterapeuta</div>
<br />
<br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin: 0px 0px 0cm;">
Cognitivo-Comportamentale</div>
diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-22697634424037113022020-03-24T03:22:00.001-07:002020-03-24T03:22:59.719-07:00<br />
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm; text-align: center;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>L’adolescenza
ai tempi del virus</b></span></span></span></strong><br />
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>Dott.ssa Francesca Esposito</b></span></span></span></strong></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b><br /></b></span></span></span></strong></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"> </span></em><em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>Lettera
di un adolescente in quarantena</b></span></span></span></em></div>
<br />
<br />
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;">“</span></em><em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Mi
chiamo Elena. Ho 15 anni, tra poco ne compirò 16. Mi sento un po’
male questi giorni in quarantena. Non lo so, è molto strano. Vorrei
uscire da casa, a volte sento proprio un impulso quasi
irrefrenabile. Mi annoio. Pure non andare a scuola, all’inizio è
stato divertente, sembrava una vacanza, ora mica tanto. Faccio fatica
a studiare, a seguire le lezioni online. Ho tempo per fare i
compiti…Ogni tanto penso di non farcela. E poi mi sento sola. Mi
manca stare con i miei compagni di classe. Mi mancano i miei amici.
Tutti parlano del virus, però non ho capito se anche noi ce lo
possiamo prendere, siamo cosi giovani, ti pare che prende pure noi?
Prende solo ai vecchi, forse… però forse no… forse hanno
ragione. Bisogna stare a casa adesso, ma vedrai che dopo il 3 aprile
le cose andranno meglio, vero, si torna alla normalità, no? Lo
capisco sì che bisogna stare a casa, lo capisco il motivo. Solo che
è proprio difficile!</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Si
okay, con gli amici parliamo sui social. Però non è la stessa cosa.
Ho voglia di fare gruppo. Però adesso non possiamo, e quindi faccio
video, vedo i like, instagram, facebook, tik tok… mio fratello che
ha 17 anni gioca un sacco alla playstation online… ma quando
finirà? Ma a scuola si torna? Il gruppo mi manca tantissimo. I miei
amici mi mancano tantissimo. E a dirla tutta mi manca anche il mio
fidanzato.</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Poi
ci sono i miei… a volte non li sopporto. Stare tutto il giorno
dentro casa con loro è terrificante. Ho paura che mi ascoltano
mentre parlo al telefono con le mie amiche. Mai un attimo di privacy.
Certe volte penso che esagerano con questa storia… altre volte
penso invece che non esagerano, che hanno ragione. Non lo so, mi
sento confusa, ho paura, tanta, e poi mi sento un sacco arrabbiata,
però non so bene con chi prendermela. Stare in casa con i miei è
assurdo, per non parlare di quando discutono, e poi mica mi
capiscono! Però ho paura se qualcuno dei miei esce a fare la spesa.
E c’è anche da dire che qualche volta (anche se non lo ammetto) mi
piace anche quando facciamo delle cose insieme, quando parliamo. Mi
rassicura parlare con loro quando mi sento spaventata. </span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Vorrei
ricominciassero normalmente le cose. Se poi sento il telegiornale mi
spavento un sacco. Con i miei ogni tanto parlo, però è difficile,
non lo so se mi capiscono, anche quando gli dico che voglio uscire, e
gli grido che non ne posso più di loro e di stare a casa… ma le
cose torneranno alla normalità?</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">L’adolescente
durante l’emergenza</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">L’attuale
situazione di emergenza sta mettendo a dura prova l’emotività di
una persona adulta, possiamo immaginare come si sente un adolescente
in questo periodo? L’obbligo di stare in casa, per di più a
stretto contatto con i genitori, le emozioni, già potenti in
questo periodo i amplificate dall’età dello sviluppo, la
propensione al rischio e l’inconsapevolezza delle conseguenze in
questo momento ancor più rischiose del solito , l’impossibilità
di vedere gli amici tanto importanti, l’identità in via di
formazione con le conseguenti difficoltà a creare i propri spazi e a
“sentirsi nel suo spazio”, la difficoltà a rispettare le regole,
la scuola online….</span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div align="CENTER" style="border: none; margin-bottom: 0.53cm; padding: 0cm;">
<br />
<br /></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>Come
superare questo momento: qualche “dritta” per gli adolescenti</b></span></span></span></strong></div>
<ul>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">Ricordiamoci
che è un momento. Anche se non è chiaro quando finirà, avrà una
fine. Adesso è necessario rispettare le regole (ne va della salute
di tutti: tua, dei tuoi cari e dei tuoi amici). Potrai poi tornare
alla tua vita. Potrebbe essere una buona occasione per sperimentarti
un po’ nel fare qualcosa che “ti va stretto” e scoprire quanto
sei bravo a farlo!</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">Se ti senti
arrabbiato è del tutto naturale. Ricordati che i tuoi genitori non
sono i responsabili di questa quarantena forzata. Prova a parlarne
con loro.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">È utile
che strutturi la tua giornata. Ti aiuterà ad annoiarti meno e a far
passare il tempo più velocemente. Prevedi nella tua organizzazione
un tempo per seguire le lezioni, un tempo per fare i compiti, un
tempo per prenderti cura di te e un tempo per giocare e rilassarti.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">Ti mancano
i tuoi amici, hai ragione. Ti manca il gruppo. È del tutto naturale
che tu avverta questa mancanza. Prova allora, oltre ai giochi
“online” con la playstation, a concordare con i tuoi genitori
uno spazio telefonico con i tuoi amici, spazio in cui i tuoi
genitori saranno “al di fuori dalla tua cameretta”. Questo
aiuterà a te a mantenere i contatti e il tuo spazio, e allenerà
tutta la famiglia ai “confini”: ciascuno con il suo spazio, pur
stando dentro la stessa casa per tanto tempo. Uno spazio
completamente individuale aiuta a ricaricarsi. Utilizza questo
spazio anche per attività tutte tue: leggi, scrivi, disegna.
Qualcosa che non sia solo “social”.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">Se ti senti
molto spaventato o non ti è chiaro qualcosa parlane. Sentiamo tutti
emozioni difficili da gestire in questo periodo, e tu che sei
adolescente probabilmente ne sentirai ancora di più. Far fluire le
emozioni, parlarne, ti aiuterà a gestirle con più efficacia.</span></span></div>
</li>
</ul>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>Come
superare questo momento: per i genitori</b></span></span></span></strong></div>
<ul>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">Anche per
voi, ricordiamoci che è un momento, e finirà. Rispetto alle
regole, è fondamentale ora che vi esercitiate nell’autorevolezza
genitoriale: questo “no” ad uscire non è contrattabile.
Spiegate le motivazioni per cui non è possibile scendere a patti su
alcuni “no”. La paura può esserci alleata in questo caso: senza
trasformarla in panico, possiamo sentirla, lasciarla fluire,
motivarla e spiegare all’adolescente tutti i rischi che si corrono
ad uscire adesso. Senza allarmismi ma attraverso la verità e come
guida verso la consapevolezza. E vostro figlio si arrabbia è del
tutto naturale: è importante che accogliate la sua rabbia
ricordandovi che non siete i colpevoli.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">Attraverso
il vostro esempio e la vostra guida, aiutatelo a strutturare la sua
giornata. Potreste fare insieme un “tabellone degli orari” e
ricordargli che è “il momento di studiare” o “è il momento
di divertirsi”. Potete farlo adesso senza l’ansia di “dover
uscire sennò facciamo tardi a scuola”. Questo ci dà maggiore
flessibilità, ci consente di impiegare quei 5 minuti in più,
che difficilmente abbiamo nella frenetica quotidianità della nostra
società, per spiegare a nostro figlio perché lo esortiamo cosi
tanto a fare o non fare qualcosa. Date anche voi per primi
l’esempio: strutturare e organizzare la giornata farà bene a
tutti.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";">Spiegate e
filtrate le informazioni per lui: alcune possono essere molto
difficili da digerire, soprattutto per un adolescente. E laddove
possibile condividete insieme attività in casa: dai giochi di
società ai momenti quotidiani.</span></span></div>
</li>
</ul>
<div style="border: none; margin-bottom: 0.53cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>Difficile?
Si lo è, e nello stesso tempo è possibile!</b></span></span></span></strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"> Le
crisi possono essere trasformate in opportunità, poiché offre la
possibilità di cambiare e di sperimentarsi in aspetti di sé e
attività nuove. Con una buona dose di empatia e pazienza, il tempo
della semina può dare buoni frutti.</span></span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>Adolescenza
e cambiamenti: per comprenderli meglio</b></span></span></span></strong></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Tutta
l’adolescenza è caratterizzata da profonde modificazioni
psicosomatiche: corporee, cognitive, emotive, motivazionali e
relazionali.</span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Il
cervello</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">La
fisiologia cerebrale subisce forti cambiamenti (il cervello
dell’adolescente è in trasformazione): il sistema limbico, che
guida le emozioni, è fortemente attivato. La corteccia prefrontale,
che controlla l’impulsività, promuove il raziocinio ed il
controllo degli impulsi, è in piena evoluzione (Ammaniti, 2002).</span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Le
emozioni</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">C’è
una forte reattività emozionale: le sollecitazioni che per la
maggior parte degli adulti sono relativamente poco importanti,
nell’adolescente possono avere come conseguenza forti oscillazioni
dell’umore con importanti manifestazioni di emozioni come rabbia,
eccitazione, tristezza, depressione e imbarazzo, che il ragazzo
fatica a gestire. Diventa difficile anche la capacità di tollerare e
adeguarsi al cambiamento (Pellegrino, 2010).</span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Il
ragionamento</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Cambia
fortemente anche la capacità di ragionamento: un ragazzo in
adolescenza diventa in grado di manipolare oggetti e situazioni non
ancora vissuti in prima persona (quello che Piaget definisce il
passaggio dalle operazioni concrete alle operazioni formali).
(Geldard e Geldard , 2009).</span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Le
sfide psicologiche</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Tra
le sfide psicologiche, la più importante che l’adolescente deve
affrontare è la formazione di una nuova identità personale: le
relazioni con gli altri diventano fondamentali e, nello stesso tempo,
l’adolescente sperimenta e ha bisogno di stabilire i propri
confini, vale a dire di avere e sentire un “proprio spazio
personale”, separato dall’altro.</span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Le
relazioni</span></span></span></span></em></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Le
relazioni tipiche di questo periodo sono quella con se stessi; con i
genitori; con i coetanei e gli amici; con la scuola e le altre
istituzioni. Ognuno di questi ambiti relazionali ha una sua funzione:
di confronto e accudimento con i genitori, di confronto e unione con
gli amici, di appartenenza e messa alla prova con la scuola. In
questa fase, la sfida più grande per l’adolescente è proprio
quella di trovare il proprio “spazio” nella società e trovarsi
poi comodo e adatto in tale ruolo. La socializzazione promuove il
senso di identità personale e lo sviluppo dell’identità aiuta
l’adolescente ad affrontare le aspettative e le regole della
società, in un reciproco influenzarsi di queste due dimensioni
(Geldard e Geldard , 2009). </span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Comprendere
meglio un adolescente incrementa l’empatia nei suoi confronti e
consente ai genitori di essere guide ancor più consapevoli, più
discrete e più salde; allo stesso modo permette al ragazzo di
“appoggiarsi” (per come sa farlo a questa età) sentirsi sicuro
con i suoi anche nei momenti di crisi come quello che stiamo
attraversando.</span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Dott.ssa
Francesca Esposito, Psicologa</span></span></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;"><b>Bibliografia</b></span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Ammaniti
M. (2002) Manuale di psicopatologia dell’adolescenza, Raffaello
Cortina Editore</span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Ammaniti
M. (2015), <i>La famiglia adolescente, </i>Gius., Laterza &
Figli, Bari – Roma</span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Geldard
K., Geldard D. (2009), <i>Il counseling agli
adolescenti, </i>Edizioni Centro Studi Erikson,Trento</span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">E.
Giusti, M. Vigliante, (2009), <i>L’anamnesi psicologica</i>,
Edizioni Sovera</span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Juul
J. (2006), <i>I no per amare,</i> Urra – Apogeo srl,
Milano</span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Maggi
A. (2019), <i>Educhiamoli alle regole, </i>Giangiacomo
Feltrinelli Editore, Milano</span></span></span></div>
<div style="border: none; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: "montserrat" , "open sans";"><span style="font-size: small;">Pellegrino
F., Del Buono G., Del Buono S., Novi S., RuggeroG., Attanasio V.,
Baldoni F. (2019), <i>L’età adolescenziale tra
fisiologia e patologia, </i>vol. 10 – cap. XVII, pp.
1-49, C.G. Edizioni Medico Scientifiche </span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-59924885625433651592020-03-23T02:02:00.000-07:002020-05-13T00:50:28.660-07:00<br />
<section class="elementor-element elementor-element-8080fe6 elementor-section-boxed elementor-section-height-default elementor-section-height-default elementor-section elementor-top-section" data-element_type="section" data-id="8080fe6" style="box-sizing: border-box; position: relative;"><div class="elementor-container elementor-column-gap-default" style="box-sizing: border-box; display: flex; margin-left: auto; margin-right: auto; max-width: 1140px; position: relative;">
<div class="elementor-row" style="box-sizing: border-box; display: flex; width: 759px;">
<div class="elementor-element elementor-element-7055d19 elementor-column elementor-col-100 elementor-top-column" data-element_type="column" data-id="7055d19" style="box-sizing: border-box; display: flex; min-height: 1px; position: relative; width: 759px;">
<div class="elementor-column-wrap elementor-element-populated" style="box-sizing: border-box; display: flex; padding: 10px; position: relative; width: 759px;">
<div class="elementor-widget-wrap" style="align-content: flex-start; box-sizing: border-box; display: flex; flex-wrap: wrap; position: relative; width: 739px;">
<div class="elementor-element elementor-element-0229b22 elementor-widget elementor-widget-text-editor" data-element_type="widget" data-id="0229b22" data-widget_type="text-editor.default" style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 20px; position: relative; width: 739px;">
<div class="elementor-widget-container" style="box-sizing: border-box; transition: all 0.3s ease 0s, all 0.3s ease 0s, all 0.3s ease 0s, all 0.3s ease 0s, all 0.3s ease 0s, all 0.3s ease 0s;">
<div class="elementor-text-editor elementor-clearfix" style="box-sizing: border-box;">
<div style="background-color: white; border: 0px; box-sizing: border-box; outline: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
</div>
<div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em> </em><em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;"><b>Lettera
di un adolescente in quarantena</b></span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em>“</em><em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Mi
chiamo Elena. Ho 15 anni, tra poco ne compirò 16. Mi sento un po’
male questi giorni in quarantena. Non lo so, è molto strano. Vorrei
uscire da casa, a volte sento proprio un impulso quasi
irrefrenabile. Mi annoio. Pure non andare a scuola, all’inizio è
stato divertente, sembrava una vacanza, ora mica tanto. Faccio fatica
a studiare, a seguire le lezioni online. Ho tempo per fare i
compiti…Ogni tanto penso di non farcela. E poi mi sento sola. Mi
manca stare con i miei compagni di classe. Mi mancano i miei amici.
Tutti parlano del virus, però non ho capito se anche noi ce lo
possiamo prendere, siamo cosi giovani, ti pare che prende pure noi?
Prende solo ai vecchi, forse… però forse no… forse hanno
ragione. Bisogna stare a casa adesso, ma vedrai che dopo il 3 aprile
le cose andranno meglio, vero, si torna alla normalità, no? Lo
capisco sì che bisogna stare a casa, lo capisco il motivo. Solo che
è proprio difficile!</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Si
okay, con gli amici parliamo sui social. Però non è la stessa cosa.
Ho voglia di fare gruppo. Però adesso non possiamo, e quindi faccio
video, vedo i like, instagram, facebook, tik tok… mio fratello che
ha 17 anni gioca un sacco alla playstation online… ma quando
finirà? Ma a scuola si torna? Il gruppo mi manca tantissimo. I miei
amici mi mancano tantissimo. E a dirla tutta mi manca anche il mio
fidanzato.</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Poi
ci sono i miei… a volte non li sopporto. Stare tutto il giorno
dentro casa con loro è terrificante. Ho paura che mi ascoltano
mentre parlo al telefono con le mie amiche. Mai un attimo di privacy.
Certe volte penso che esagerano con questa storia… altre volte
penso invece che non esagerano, che hanno ragione. Non lo so, mi
sento confusa, ho paura, tanta, e poi mi sento un sacco arrabbiata,
però non so bene con chi prendermela. Stare in casa con i miei è
assurdo, per non parlare di quando discutono, e poi mica mi
capiscono! Però ho paura se qualcuno dei miei esce a fare la spesa.
E c’è anche da dire che qualche volta (anche se non lo ammetto) mi
piace anche quando facciamo delle cose insieme, quando parliamo. Mi
rassicura parlare con loro quando mi sento spaventata. </span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Vorrei
ricominciassero normalmente le cose. Se poi sento il telegiornale mi
spavento un sacco. Con i miei ogni tanto parlo, però è difficile,
non lo so se mi capiscono, anche quando gli dico che voglio uscire, e
gli grido che non ne posso più di loro e di stare a casa… ma le
cose torneranno alla normalità?</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">L’adolescente
durante l’emergenza</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">L’attuale
situazione di emergenza sta mettendo a dura prova l’emotività di
una persona adulta, possiamo immaginare come si sente un adolescente
in questo periodo? L’obbligo di stare in casa, per di più a
stretto contatto con i genitori, le emozioni, già potenti in
questo periodo i amplificate dall’età dello sviluppo, la
propensione al rischio e l’inconsapevolezza delle conseguenze in
questo momento ancor più rischiose del solito , l’impossibilità
di vedere gli amici tanto importanti, l’identità in via di
formazione con le conseguenti difficoltà a creare i propri spazi e a
“sentirsi nel suo spazio”, la difficoltà a rispettare le regole,
la scuola online….</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<img border="0" height="266" src="https://francescaesposito.org/wp-content/uploads/2020/03/sparkler-677774_1920-1024x683.jpg" width="400" /><div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Come
superare questo momento: qualche “dritta” per gli adolescenti</span></span></span></strong></div>
<ul style="background-color: white; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit;">
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">Ricordiamoci
che è un momento. Anche se non è chiaro quando finirà, avrà una
fine. Adesso è necessario rispettare le regole (ne va della salute
di tutti: tua, dei tuoi cari e dei tuoi amici). Potrai poi tornare
alla tua vita. Potrebbe essere una buona occasione per sperimentarti
un po’ nel fare qualcosa che “ti va stretto” e scoprire quanto
sei bravo a farlo!</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">Se ti senti
arrabbiato è del tutto naturale. Ricordati che i tuoi genitori non
sono i responsabili di questa quarantena forzata. Prova a parlarne
con loro.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">È utile
che strutturi la tua giornata. Ti aiuterà ad annoiarti meno e a far
passare il tempo più velocemente. Prevedi nella tua organizzazione
un tempo per seguire le lezioni, un tempo per fare i compiti, un
tempo per prenderti cura di te e un tempo per giocare e rilassarti.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">Ti mancano
i tuoi amici, hai ragione. Ti manca il gruppo. È del tutto naturale
che tu avverta questa mancanza. Prova allora, oltre ai giochi
“online” con la playstation, a concordare con i tuoi genitori
uno spazio telefonico con i tuoi amici, spazio in cui i tuoi
genitori saranno “al di fuori dalla tua cameretta”. Questo
aiuterà a te a mantenere i contatti e il tuo spazio, e allenerà
tutta la famiglia ai “confini”: ciascuno con il suo spazio, pur
stando dentro la stessa casa per tanto tempo. Uno spazio
completamente individuale aiuta a ricaricarsi. Utilizza questo
spazio anche per attività tutte tue: leggi, scrivi, disegna.
Qualcosa che non sia solo “social”.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">Se ti senti
molto spaventato o non ti è chiaro qualcosa parlane. Sentiamo tutti
emozioni difficili da gestire in questo periodo, e tu che sei
adolescente probabilmente ne sentirai ancora di più. Far fluire le
emozioni, parlarne, ti aiuterà a gestirle con più efficacia.</span></span></div>
</li>
</ul>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Come
superare questo momento: per i genitori</span></span></span></strong></div>
<ul style="background-color: white; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit;">
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">Anche per
voi, ricordiamoci che è un momento, e finirà. Rispetto alle
regole, è fondamentale ora che vi esercitiate nell’autorevolezza
genitoriale: questo “no” ad uscire non è contrattabile.
Spiegate le motivazioni per cui non è possibile scendere a patti su
alcuni “no”. La paura può esserci alleata in questo caso: senza
trasformarla in panico, possiamo sentirla, lasciarla fluire,
motivarla e spiegare all’adolescente tutti i rischi che si corrono
ad uscire adesso. Senza allarmismi ma attraverso la verità e come
guida verso la consapevolezza. E vostro figlio si arrabbia è del
tutto naturale: è importante che accogliate la sua rabbia
ricordandovi che non siete i colpevoli.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">Attraverso
il vostro esempio e la vostra guida, aiutatelo a strutturare la sua
giornata. Potreste fare insieme un “tabellone degli orari” e
ricordargli che è “il momento di studiare” o “è il momento
di divertirsi”. Potete farlo adesso senza l’ansia di “dover
uscire sennò facciamo tardi a scuola”. Questo ci dà maggiore
flessibilità, ci consente di impiegare quei 5 minuti in più,
che difficilmente abbiamo nella frenetica quotidianità della nostra
società, per spiegare a nostro figlio perché lo esortiamo cosi
tanto a fare o non fare qualcosa. Date anche voi per primi
l’esempio: strutturare e organizzare la giornata farà bene a
tutti.</span></span></div>
</li>
<li><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;">Spiegate e
filtrate le informazioni per lui: alcune possono essere molto
difficili da digerire, soprattutto per un adolescente. E laddove
possibile condividete insieme attività in casa: dai giochi di
società ai momenti quotidiani.</span></span></div>
</li>
</ul>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0.53cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Difficile?
Si lo è, e nello stesso tempo è possibile!</span></span></span></strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;"> Le
crisi possono essere trasformate in opportunità, poiché offre la
possibilità di cambiare e di sperimentarsi in aspetti di sé e
attività nuove. Con una buona dose di empatia e pazienza, il tempo
della semina può dare buoni frutti.</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<strong><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Adolescenza
e cambiamenti: per comprenderli meglio</span></span></span></strong></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Tutta
l’adolescenza è caratterizzata da profonde modificazioni
psicosomatiche: corporee, cognitive, emotive, motivazionali e
relazionali.</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Il
cervello</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">La
fisiologia cerebrale subisce forti cambiamenti (il cervello
dell’adolescente è in trasformazione): il sistema limbico, che
guida le emozioni, è fortemente attivato. La corteccia prefrontale,
che controlla l’impulsività, promuove il raziocinio ed il
controllo degli impulsi, è in piena evoluzione (Ammaniti, 2002).</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Le
emozioni</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">C’è
una forte reattività emozionale: le sollecitazioni che per la
maggior parte degli adulti sono relativamente poco importanti,
nell’adolescente possono avere come conseguenza forti oscillazioni
dell’umore con importanti manifestazioni di emozioni come rabbia,
eccitazione, tristezza, depressione e imbarazzo, che il ragazzo
fatica a gestire. Diventa difficile anche la capacità di tollerare e
adeguarsi al cambiamento (Pellegrino, 2010).</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Il
ragionamento</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Cambia
fortemente anche la capacità di ragionamento: un ragazzo in
adolescenza diventa in grado di manipolare oggetti e situazioni non
ancora vissuti in prima persona (quello che Piaget definisce il
passaggio dalle operazioni concrete alle operazioni formali).
(Geldard e Geldard , 2009).</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Le
sfide psicologiche</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Tra
le sfide psicologiche, la più importante che l’adolescente deve
affrontare è la formazione di una nuova identità personale: le
relazioni con gli altri diventano fondamentali e, nello stesso tempo,
l’adolescente sperimenta e ha bisogno di stabilire i propri
confini, vale a dire di avere e sentire un “proprio spazio
personale”, separato dall’altro.</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<em><span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Le
relazioni</span></span></span></em></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Le
relazioni tipiche di questo periodo sono quella con se stessi; con i
genitori; con i coetanei e gli amici; con la scuola e le altre
istituzioni. Ognuno di questi ambiti relazionali ha una sua funzione:
di confronto e accudimento con i genitori, di confronto e unione con
gli amici, di appartenenza e messa alla prova con la scuola. In
questa fase, la sfida più grande per l’adolescente è proprio
quella di trovare il proprio “spazio” nella società e trovarsi
poi comodo e adatto in tale ruolo. La socializzazione promuove il
senso di identità personale e lo sviluppo dell’identità aiuta
l’adolescente ad affrontare le aspettative e le regole della
società, in un reciproco influenzarsi di queste due dimensioni
(Geldard e Geldard , 2009). </span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Comprendere
meglio un adolescente incrementa l’empatia nei suoi confronti e
consente ai genitori di essere guide ancor più consapevoli, più
discrete e più salde; allo stesso modo permette al ragazzo di
“appoggiarsi” (per come sa farlo a questa età) sentirsi sicuro
con i suoi anche nei momenti di crisi come quello che stiamo
attraversando.</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Dott.ssa
Francesca Esposito, Psicologa</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;"><b>Bibliografia</b></span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Ammaniti
M. (2002) Manuale di psicopatologia dell’adolescenza, Raffaello
Cortina Editore</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Ammaniti
M. (2015), <i>La famiglia adolescente, </i>Gius., Laterza &
Figli, Bari – Roma</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Geldard
K., Geldard D. (2009), <i>Il counseling agli
adolescenti, </i>Edizioni Centro Studi Erikson,Trento</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">E.
Giusti, M. Vigliante, (2009), <i>L’anamnesi psicologica</i>,
Edizioni Sovera</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Juul
J. (2006), <i>I no per amare,</i> Urra – Apogeo srl,
Milano</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Maggi
A. (2019), <i>Educhiamoli alle regole, </i>Giangiacomo
Feltrinelli Editore, Milano</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; border: none; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: #868e96;"><span style="font-family: Montserrat, Open Sans;"><span style="font-size: small;">Pellegrino
F., Del Buono G., Del Buono S., Novi S., RuggeroG., Attanasio V.,
Baldoni F. (2019), <i>L’età adolescenziale tra
fisiologia e patologia, </i>vol. 10 – cap. XVII, pp.
1-49, C.G. Edizioni Medico Scientifiche </span></span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit;">
</div>
<div style="background-color: white; color: #868e96; font-family: montserrat, "open sans"; font-size: 16px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</section>diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-40697250525711974232020-03-20T08:48:00.001-07:002020-03-20T08:48:33.925-07:00<br />
<h3 class="western" style="font-style: normal; font-weight: normal; page-break-after: avoid;">
<span style="color: #d52a33;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Non
siamo più potenti di un pipistrello</span></span></span></h3>
<div dir="LTR" id="post-body-2979352719480299579">
<div style="line-height: 130%; margin-bottom: 0cm; margin-right: -0.05cm; orphans: 2; page-break-before: auto; widows: 2;">
Dott.ssa Stefania Attanasi</div>
<div style="line-height: 130%; margin-bottom: 0cm; margin-right: -0.05cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; margin-right: 5.98cm; orphans: 2; text-decoration: none; widows: 2;">
<span style="color: #7d181e;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5gjpq1kUZXNdo1FbeC0psSuw6H73B-u4OKTG5n8MeSjBH_k9OWnA5xluJHkVwM8bgxRVPElhc3Law0dVMUPRE3Rrr204T-yQfdWoTn41gQTmNKbkj4QK-dlnG__kU8AnxhfuKr61BIM0/s1600/terra-mascherina-mondo-coronavirus-inferzione.jpg"><span style="color: #cccccc;"><img align="BOTTOM" border="1" height="175" name="immagini1" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5gjpq1kUZXNdo1FbeC0psSuw6H73B-u4OKTG5n8MeSjBH_k9OWnA5xluJHkVwM8bgxRVPElhc3Law0dVMUPRE3Rrr204T-yQfdWoTn41gQTmNKbkj4QK-dlnG__kU8AnxhfuKr61BIM0/s280/terra-mascherina-mondo-coronavirus-inferzione.jpg" width="280" /></span></a></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; page-break-before: auto; widows: 2;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;">…<span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Senza
voler ricadere nell’esagerata interpretazione medievale della
punizione divina (peste= flagello di Dio) è un dato di fatto che da
quando siamo chiusi tutti in casa ed abbiamo interrotto la nostra
irrefrenabile produttività a causa del Covid-19, dopo pochissimi
giorni l'aria della Cina è meno inquinata, l'acqua dei canali di
Venezia più pulita e le strade di Roma svuotate di rifiuti.</span></span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><br />Anch’io
mi sono fermata, e tra le cose belle fatte in questi giorni di
isolamento, sono andata a ripescare un testo di G. Bateson, le cui
parole potrebbero dare forse un senso a ciò che sta accadendo
adesso al nostro pianeta:</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;">"<i>Le
patologie dei processi sistemici insorgono proprio perché la
costanza e la sopravvivenza di un qualche sistema più vasto vengono
mantenute mediante cambiamenti nei sottosistemi costituenti</i>".
("Verso un'ecologia della mente" 1972, p.390)</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Con
queste parole il noto biologo intende dire che quando un sistema
vivente più ampio, come ad esempio l’ambiente in cui viviamo, è
a rischio, la logica della natura sacrifica al cambiamento sempre i
suoi sottosistemi più piccoli. Secondo Bateson, infatti, la
logica della natura è profondamente diversa e più complessa della
semplice logica della sopravvivenza e dell’adattamento di una
singola specie. E ancora aggiunge: “I maggiori problemi del mondo
derivano proprio dalla differenza tra come funziona la natura ed il
modo in cui gli esseri umani pensano.”</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><br />…Come
noto a tutti, l'uomo esercita un'influenza sempre crescente
sull’ecosistema in cui vive (sul clima, sulla temperatura, ecc.)
con attività come la combustione di fossili, la deforestazione,
l'allevamento intensivo di animali, ecc. Queste attività aggiungono
enormi quantità di gas nell’atmosfera, provocando il
surriscaldamento globale e da qui, a catena, lo scioglimento dei
ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari, l’acidificazione
degli oceani, la perdita di biodiversità, ecc.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Quasi
certamente la natura possiede dei meccanismi interni autocorrettivi
per autoproteggersi e resistere anche allo strapotere esercitato
dall’uomo. Ma, in questa catena complessa di eventi in cui l’uomo
costituisce solo un piccolissimo anello, chi può dire quale sia la
causa e quale l’effetto di un fenomeno? In effetti nessuno è in
grado ancora di conoscere le cause certe della pandemia e tante sono
le speculazioni a riguardo. La percezione più diffusa però tra la
gente è che il virus sia sopraggiunto come una sorta di punizione
per le azioni poco etiche commesse dall’uomo sull’ambiente e
sulle altre biodiversità. E’ forse troppo fantasioso pensare che
questo virus sia giunto per fermare l’inarrestabile macchina umana
e ristabilire certi equilibri naturali più “sacri” che l’uomo
stesso osa sfidare da troppo tempo? <i>Non siamo forse adesso
costretti a ripensare al nostro modo di vivere, alle nostre
abitudini, alla relazione che abbiamo con l’ambiente e con tutte
le altre specie viventi?</i> E mentre attendiamo dalla scienza
una soluzione a questa pandemia, un vaccino o una cura, la stessa
tecnologia non è in grado di fornire un numero sufficiente di
respiratori per salvare tante vite umane. Come mai? Probabilmente
nel momento in cui si producono gli strumenti o i medicinali utili,
la preoccupazione dominante è quella degli introiti economici e non
dell’eventuale fabbisogno.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;">L’irrefrenabile
corsa alla produttività ed al consumismo dell’uomo porta a
conseguenze importanti e gravi sull’ecosistema terreste, sulle
biodiversità e sull’uomo stesso….</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><br />Questo
virus sta certamente ricordando alla nostra specie l'infinita
piccolezza e fragilità da cui siamo partiti nell'ambito delle
biodiversità. E poichè non siamo stati in grado di stare dentro i
limiti del rispetto per le altre specie che la natura ci
aveva imposto, non come impedimento ma come ulteriore
possibilità di dimostrare la nostra grandezza, la natura stessa ci
sta riportando alla condizione di fragilità iniziale.</i></span></span></span></div>
<div align="RIGHT" style="line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Non
siamo più potenti di un pipistrello, di un orso polare, di un
albero, di un fiore, dell’aria che respiriamo, dell’acqua che
beviamo. </b></span></span></span></div>
<div align="RIGHT" style="line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<div align="RIGHT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.61cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: #333333;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><br />Dott.ssa
Stefania Attanasi</span></span></span></span></div>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-22397991794485268032020-01-31T01:22:00.003-08:002020-01-31T01:22:33.996-08:00<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">
<span style="background-color: #eeeeee; color: red; font-size: x-large;">Vaginismo primario</span></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">
<span style="background-color: #eeeeee; font-size: large;">a cura di Giusy Nasello</span></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
Scopo: L’Autrice, nel corso dell’attività clinica, ha rilevato la presenza di sintomi di ansia sociale nelle donne affette da vaginismo primario. In particolare, in questo lavoro, intende dare rilievo alle manifestazioni fisiologiche riportate dalle pazienti, come rossore cutaneo, aumento del battito cardiaco, aumento del ritmo respiratorio, accompagnati dal desiderio pressante di allontanarsi dalla situazione temuta. Le pazienti definivano questo stato emozionale come vergogna e imbarazzo rispetto al giudizio altrui o al timore del giudizio altrui. Pertanto lo scopo della ricerca effettuata su un campione di 25 soggetti, è quello di mettere in evidenza la comorbidità del vaginismo con l’ansia sociale, con il fine di contribuire ad un più mirato intervento clinico ed aumentare la qualità degli interventi di prevenzione.</div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
Materiali e metodi: La ricerca si basa su un campione di 25 donne affette da vaginismo primario, provenienti dal Centro Italia, con una età media tra i 20 e i 45 anni. Il vaginismo primario è stato diagnosticato attraverso l’assessment nel setting clinico di coppia, l’ansia sociale è stata testata attraverso CBA 2.0 Cognitive Behavioural Assessment Scale 7 Subscale I-P 2 relativa al rifiuto sociale, per testare la paura del giudizio sociale è stato utilizzato il FNE Fear of Negative Evalutation Scale of Watson and Friend (1969).</div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
Risultati: I risultati ottenuti sono i seguenti: rispetto al CBA 2.0 Scale 7 Subscale I-P 2 il rango percentile ottenuto è stato tra 90 e 99, quindi superiore al limite di norma (80); rispetto al FNE un soggetto non mostra ansia, 2 soggetti presentano rispettivamente un punteggio di 18 e 19, al limite del valore di norma (19); i restanti 22 soggetti hanno ottenuto risultati tra 21 e 29 oltre al limite di norma.</div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
Conclusioni: L’Autrice conclude che, l’esposizione ad un ambiente familiare estremamente protettivo e timoroso verso le relazioni sociali presenti nella storia di vita delle pazienti vaginismiche, potrebbe contribuire alla formazione di una rappresentazione dell’”altro” come intrusivo e minaccioso. La sintomatologia tipica delle pazienti vaginismiche lascia intuire un comportamento volto all’evitamento della relazione sessuale nella sua dimensione fisica ed emozionale. </div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
Keyword: vaginism, social anxiety, social phobia, sexual disorders, shame, judgement fear. </div>
<div dir="auto" style="margin: 0px; padding: 0px;">
<br style="background-color: white; font-family: verdana; font-size: 11px;" /></div>
diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-28449495304708706782020-01-30T08:29:00.003-08:002020-01-30T08:29:46.447-08:00<div style="background-color: white; outline: none; text-align: center; white-space: pre-wrap;">
<span style="color: #cc0000; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>un disagio spesso sottovalutato: la vulvodinia</b></span><br />
<span style="color: #cc0000; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div>
<pre style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 13px; outline: none; text-align: center; white-space: pre-wrap;"></pre>
<pre style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 13px; outline: none; white-space: pre-wrap;">La Vulvodinia è un disturbo da dolore sessuale e non sessuale che coinvolge la vulva, quindi grandi e piccole labbra e vestibolo.
La vulvodinia può essere localizzata in un' area specifica o generalizzata in tutte le parti della vulva.
Può essere generale, che si manifesta in più occasioni o situazionale, che si manifesta in situazioni specifiche.
È una condizione invalidante della donna che soffre fastidio o dolore continuo, intermittente o dolore durante il rapporto sessuale che spesso impedisce la penetrazione.
Le cause non sono state accertate, ma l' osservazione dei casi clinici evidenzia una causa scatenante di tipo infiammatorio come candidosi, che può diventare cronica. Anche l' utilizzo continuo di salvaslip o intimo diverso dal cotone possono causare infiammazione causa della ridotta traspirazione.
Le cause psicologiche sono in fase di osservazione clinica presso il nostro centro Amepsi che collabora con più figure professionali.
In uno studio svolto in donne tra i 18 e i 45 anni tra il 2017 e 2018 e ancora in corso, ho riscontrato che le cause psicologiche sono ben circoscritte.
Depressione
Ansia da controllo spesso ossessivo
Esperienza di umiliazione vissuta in età adolescenziale che coinvolge la femminilità
Presenza di personalità forte e controllante in uno dei genitori
Ansia sociale
Fobia o evitamento sessuale
La terapia coinvolge più figure professionali in quanto la vulvodinia ha cause multifattoriali, pertanto psicoterapeuta, sessuologo e ginecologo lavorano secondo un approccio integrato.
Il Trattamento comprende
- Terapia farmacologica
- Trattamento localizzato per il rilassamento dei muscoli pelvici
- Psicoterapia ad approccio cognitivo comportamentale individuale, di coppia o familiare
- Terapia sessuale individuale o di coppia
Queste caratteristiche non sono ancora supportate state dalla letteratura contemporanea in quanto molti studi sono ancora in corso.
L' osservazione clinica, attualmente, è l' unico metodo di studio in grado di fornire risultati immediati da sottoporre ad analisi scientifica.
</pre>
<pre style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 13px; outline: none; white-space: pre-wrap;"></pre>
<pre style="background-color: white; font-family: inherit; outline: none; text-align: right; white-space: pre-wrap;"><i><span style="font-size: large;">Dott.ssa Giuseppina Nasello</span></i></pre>
<div>
<br /></div>
diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-15752886609610147782012-03-11T10:44:00.002-07:002012-03-11T10:44:19.340-07:00<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNoR5Gvpb4WH3m5FQ7n5E8NEWBU5TLqeXbxxiobTmP2TRW8fSWioEZFHApTnfHInpKwoImvF40f8j02KLLqKHr-raqI3boZUbhGDGA12mZHAU8O33DaKX1tZsSvSIavkoZaXi58KZ1QB63/s1600/abuso.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNoR5Gvpb4WH3m5FQ7n5E8NEWBU5TLqeXbxxiobTmP2TRW8fSWioEZFHApTnfHInpKwoImvF40f8j02KLLqKHr-raqI3boZUbhGDGA12mZHAU8O33DaKX1tZsSvSIavkoZaXi58KZ1QB63/s1600/abuso.jpg" /></a></div>
<div align="CENTER" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Abuso
e Sensi di colpa</span></div>
<div align="CENTER" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="LEFT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Ci
sono cose che dopo tanti anni di lavoro ancora fatico a capire. Si,
certo, le so, le ho studiate, le ho verificate, razionalmente mi sono
chiare ma emotivamente ho difficoltà a capirle. Sto parlando dei
sensi di colpa che inseguono per tutta la vita le donne che hanno
subito un abuso o un tentativo di abuso (che è sempre un abuso!). Mi
riesce difficile comprendere il senso di onnipotenza che caratterizza
i bambini, che determina la loro tendenza ad assumersi la
responsabilità di tutto ciò che succede. Esattamente il contrario
di quello che succede a molti adulti che pensano di non avere nessuna
responsabilità di nulla. Non ho molta esperienza di adulti che hanno
commesso abusi su bambini della propria famiglia o comunque figli di
amici di famiglia, ma il poco che ho potuto verificare è la loro
completa incapacità di percepire la responsabilità di un danno. Le
persone con cui mi è capitato di parlare ignorano assolutamente di
avere potuto incidere in maniera negativa sulla crescita affettiva e
sessuale della povera vittima, che ovviamente non considerano una
vittima ma solo un soggetto amato ed “accarezzato”. Si legge e si
sente che i pedofili percepiscono se stessi come persone che
capiscono ed amano più degli altri i bambini. Ecco cosa mi è
difficile capire, come da una parte ci possa essere una così totale
incapacità di anticipare effetti disastrosi di un comportamento e
dall'altra una totale incapacità di uscire dal meccanismo di
onnipotenza per cui la colpa è solo la propria. Questo strano
atteggiamento infantile determina straordinari disastri nello
sviluppo psico-affettivo di questi bambini. Crescendo con questo
senso di colpa, questi bambini quando diventano adulti si convincono
di non meritare di essere amati e rispettati a causa della loro
colpa. Molto strana è l'incapacità di percepire noi stessi nello
stesso modo in cui percepiamo gli altri. Mi è capitato di chiedere a
donne, che sono state abusate da bambine, di pensare ad un bambino di
loro conoscenza avente la stessa età che avevano loro all'epoca
dell'abuso, di pensare a quel bambino /a come ad un soggetto capace
di seduzione, capace di determinare l'aggressione o comunque la
spiacevole “attenzione”, sistematicamente mi guardano con aria
scandalizzata e affermano che “certo che no!” “sono solo
bambini”. Eppure anche loro erano bambini/e all'epoca. Spesso
pensiamo a noi come soggetti adulti anche quando pensiamo ad eventi
avvenuti quando eravamo appena dei bambini.</span></div>
<div align="LEFT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Si,
ancora oggi ho difficoltà ad accettare come sia possibile che queste
vittime debbano poi diventare carnefici di se stesse! Tacciono per
paura e quindi non vengono difesi da nessuno, spesso lasciano gli
studi o al contrario si buttano nello studio evitando qualsiasi forma
di vita sociale. Spesso scelgono partner sbagliati. </span>
</div>
<div align="LEFT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Ma
una cosa capisco ancora meno, ovvero come sia possibile che una madre
possa dare la responsabilità di un evento così triste ad una figlia
ancora pre-pubere! Non capisco come una madre possa non avere
l'istinto di protezione verso la propria figlia, rimandandola nelle
mani del carnefice parente (padre, fratello, zio, amico di famiglia)
o possa non accorgersi di ciò che succede. Molti anni fa, prima di
fare lo psicoterapeuta, ho visto un film che allora trovai
meraviglioso, era “pazza” di Barbra Streisand, che mi fece per la
prima volta pensare al dramma di chi vive un abuso e non viene
creduto o difeso. Di uguale intensità drammatica fu un film molto
più recente “la bestia nel cuore” di C. Comencini.</span></div>
<div align="LEFT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Credo
che tutti dovremmo vedere film di questa portata, riflettere può
aiutare a capire meglio il dramma di persone che sono accanto a noi.
Immaginate che la percentuale di persone che hanno subito un abuso
mai confessato, è talmente alta che è quasi impossibile che ognuno
di noi non ne conosca almeno una!!!!</span></div>
<div align="LEFT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Si
parla continuamente della difesa dell'infanzia eppure le famiglie
preferiscono il silenzio, preferiscono l'oblio al chiarimento. Forse
le peggiori in questa tendenza a nascondere gli eventi siamo proprio
le donne. Donne che temono le voci dell'opinione pubblica, donne che
preferiscono l'apparenza al benessere della figlia. Non sono stati
certo casi isolati quelli che ho potuto incontrare nel mio studio, di
donne che si sono sentite dire, ancora bambine, “smettila è colpa
tua” “non dire stupidaggini, lo sai che non è vero” “Se tu
non gliene avessi dato modo non avrebbe fatto nulla!”. Sono anni
che sento queste cose ma ancora inorridisco. </span>
</div>
<div align="LEFT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Queste
persone hanno subito un trauma tra quelli più difficili da capire,
intuire o ignorare. Sono persone ritenute avolte ciniche, altre volte
fredde, altre pigre o incapaci, ma sono solo persone che hanno subito
una brusca interruzione nella loro crescita affettiva e nello
sviluppo della fiducia nel prossimo. La mi esperienza mi ha insegnato
che si può fare molto per rendere queste persone capaci di vivere
una vita normale e serena se si può intervenire. Chi ha subito un
abuso non è condannato, deve solo affrontare una terapia, magari con
un terapeuta che abbia già esperienza in un ambito cos' delicato e
difficile, e può recuperare quella voglia di vivere che spesso hanno
perso nella solitudine del senso di colpa. </span>
</div>diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-84453894902563902042012-02-12T07:35:00.000-08:002012-03-11T11:41:45.531-07:00<br />
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Qq4-1HudHJxWzwfQ_iw7cFJ5fKxpGoVVi7VKFksrmOEVf1wMFnl_96Q3CWdX_C8-Akb8J4BNIJdrPBJxuIiR7v3guVwsMRwpSHN39EJD1BUOUA0pec9kdZZ59vj0oqVks0ylpoFGPkob/s1600/reincarnazione.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Qq4-1HudHJxWzwfQ_iw7cFJ5fKxpGoVVi7VKFksrmOEVf1wMFnl_96Q3CWdX_C8-Akb8J4BNIJdrPBJxuIiR7v3guVwsMRwpSHN39EJD1BUOUA0pec9kdZZ59vj0oqVks0ylpoFGPkob/s1600/reincarnazione.jpg" /></a></div>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; font-style: normal; font-weight: normal;">
<span style="font-size: small;"></span>
</div>
<div style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; font-style: normal; font-weight: normal; text-align: center;">
</div>
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br />
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Gabriola,fantasy; font-size: x-large;">La
paura della morte</span></div>
</div>
<div style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; font-style: normal; font-weight: normal; text-align: left;">
<span style="font-size: small;"> <span style="color: #660000; font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Gli
ultimi mesi, ma forse anni, sono stati segnati da una grossa crisi
economica e culturale. Questo ha creato un bisogno da parte della
gente, di trovare qualcosa in cui credere. Quando il dio Palmare ed
il dio Wii non funziona più si cercano altri dei da osannare. In
tempi in cui è difficile permettersi una grande casa o una grande
macchina, diventa necessario credere in</span></span></span><br />
<a name='more'></a><span style="font-size: small;"><span style="color: #660000; font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> qualcosa di diverso che non
si deve acquistare. Certamente è prevedibile un ritorno alla
religione, cattolica o altro che sia, cosa che già avviene da un po'
di tempo, ma anche un ritorno a credenze meno diffuse ma molto
consolatorie. In epoca di maghi, lettori della mano e manipolatori
vari emerge una realtà vecchia e nuova, consolante quanto una
vecchia coperta di lana quando è molto freddo e siamo molto stanchi.
Sto parlando della credenza dell'esistenza di vite precedenti, la
vita oltre la vita, la credenza secondo cui noi ci reincarniamo fino
a quando non avremo pagato il nostro karma e saremo quindi
purificati, evoluti al rango dei “maestri”. Ogni vita rappresenta
il superamento delle problematiche vissute nella vita precedente, se
siamo stati crudeli subiremo crudeltà, se i nostri amori sono stati
interrotti, continueremo ad incontrare il partner, anch'esso
reincarnato, fino al compimento della relazione, come descrive il
noto Brian Weiss nel suo libro “molte vite un solo amore”. Una
speranza consolatoria che toglie la paura di morire grazie alla
speranza di rivivere e riincontrare le persone amate, ma anche una
spinta alla rassegnazione alla sventure di questa vita, conseguenza
di errori da pagare. </span></span></span></div>
<div style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-left: 1.98cm; text-align: left;">
<span style="font-size: small;">La
paura della morte, questa nascosta e continua paura che nessuna
quantità di denaro o di potere può neutralizzare, è nell'intimo.
Ma se la gente sapesse che «la vita è senza fine; che quindi non
moriamo mai; che non siamo realmente mai nati», allora questa paura
si dissolverebbe.</span><span style="font-size: small;"> </span><br />
<span style="font-size: small;">(B.Weiss, “Molte vite Molti
maestri”, 1997)</span></div>
<div class="western" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: left;">
<span style="font-size: small;">Se si cerca su
internet la parola “reicarnazione” si trova veramente di tutto,
Ian Stevenson, Manuela Pompas, Angelo Bona, tanti altri hanno scritto
molto al riguardo ed hanno dedicato le loro abilità professionali al
credo secondo cui conoscere le proprie vite precedenti aiuta a
superare le prove che questa vita ci pone dinanzi. Mi è capitato in
passato di indurre regressioni che sono diventate regressioni a vite
precedenti. Ho ascoltato storie che sembravano veri propri film di
cui il soggetto sapeva di essere il protagonista. In epoche antiche o
vicine. Alcune volte in maniera distaccata, altre volte in prima
persona. Come viene descritto nei libri dei vari autori. </span>
</div>
<div class="western" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: left;">
<span style="font-size: small;">Trovavo molto
affascinanti le descrizioni che ascoltavo, decisamente suggestive, ma
la cosa più interessante era la sensazione di pace che descrivevano
le persone. Tutte emergevano da queste esperienze con una
tranquillità nuova nell'affrontare gli eventi della vita, ma
principalmente con minore paura del grande spauracchio della nostra
epoca: la morte! Evento invincibile ed imprevedibile, per queste
persone non era più un mistero, sapevano con certezza (soggettiva)
di non dovere temere nulla, poiché sarebbero stati benissimo, in
assoluta pace. </span>
</div>
<div class="western" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: left;">
<span style="font-size: small;">Di
sicuro chi legge ha fatto caso alla ricorrente presenza di programmi
che hanno a che fare con il “mistero”, sembra che dal don Juan di
Castaneda ai miracoli di Medjugorje il cammino alla ricerca della
verità che guarisce continua instacabile. Il bisogno di credere in
forze vecchie o nuove che siano, in profeti o “apostoli” che
sconfiggano il male diventa impellente nei momenti di incertezza. Lo
stesso bisogno magico che spinge molti a comprare biglietti della
lotteria, gratta e vinci, o comunque tentare la fortuna. Quanto più
le cose in cui abbiamo creduto fino ad ora vacillano, tanto più
abbiamo bisogno di credere in cose non provabili, misteriose,
magiche. Ma quale meccanismo si innesca in noi per spostare così
tanto la responsabilità dalle nostre azioni a eventi
imprescrutabili? Forse è la nostra difficoltà ad assumerci la
responsabilità delle nostre azioni, il credo di questi ultimi
decenni non è stato quello di investire sulle nostre capacità ma di
sperare in eventi casuali, non tanto di diventare bravi ma di
conoscere qualcuno. L'insegnamento principe è stato quello che basta
apparire in televisione per ottenere il successo, ma gli eventi
casuali non danno alcuna certezza, così succede che in periodi di
crisi non abbiamo nulla su cui investire. Allora investiamo sul
mistero. Se la teoria della reincarnazione come espiazione di errori
precedenti ha un fondo di verità, allora dobbiamo pensare che
quest'ultimo periodo è ricco di persone con pessimi Karma! Scusate
l'ironia, ma pur non credendo nelle vite precedenti, anche perché ho
la tendenza a credere solo in cose spiegabili sperimentalmente, mi
rendo conto di quanto sia importante avere la sensazione di una via
d'uscita, una speranza che giustifichi i sacrifici attuali. Allora
ben vengano credenze in cui rifugiarsi, purché innoque e non in mano
di fantomatici maghi costosi molto più di quanto efficaci.</span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;">Lucia Rosa Cantafio </span></div>
</div>diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-67542304431700585522012-01-28T06:10:00.000-08:002012-03-11T11:41:13.437-07:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXw3Iw16UV1OpESr7z4iTMG20oavS1Armbjige6RUeaHC-IThfqTIMR7UfnwIo2GM8Rh3RG52Sxi2WGQb6ZqP5ll6BhtitYe2iyp-TMEO3D5euZYDWuUOeXdfZ_SZKs4v11hvZ1WtNdMxz/s1600/diversit%25C3%25A0.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="141" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXw3Iw16UV1OpESr7z4iTMG20oavS1Armbjige6RUeaHC-IThfqTIMR7UfnwIo2GM8Rh3RG52Sxi2WGQb6ZqP5ll6BhtitYe2iyp-TMEO3D5euZYDWuUOeXdfZ_SZKs4v11hvZ1WtNdMxz/s200/diversit%25C3%25A0.jpeg" width="200" /></a></div>
<div align="CENTER" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="CENTER" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-left: -0.03cm;">
<br />
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br />
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Gabriola,fantasy;"><span style="font-size: x-large;">Diversi
o opposti?</span></span></div>
</div>
<span style="font-size: small;">Perché
abbiamo paura di ciò che è diverso da noi</span></div>
<div style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Avete
fatto caso che quando ci parlano di qualcosa o qualcuno “diverso”
da noi, l'immagine che ci facciamo è di qualcosa o qualcuno che sia
opposto? Sembra che siamo, tendenzialmente, incapaci di pensare a
qualcosa a noi assolutamente estraneo come a qualcosa di “altro”?
Siamo più propensi a pensare a realtà </span><br />
<a name='more'></a><span style="font-size: small;">che sono il nostro opposto.
Ovvero, sembra che l'unico metro di paragone sia il nostro modo di
essere, ciò che si discosta diventa immediatamente nemico, stupido,
cattivo, se noi reputiamo noi stessi intelligenti, sensibili, amabili
etc etc, chi è diverso acquisisce le caratteristiche opposte. Il
nostro modo di essere ci fornisce una serie di certezze, quali la
netta superiorità nei confronti di chi ha caratteristiche non
comparabili con le nostre. Banalmente, chi vive in una realtà rurale
pensa che i cittadini siano incapaci di rapportarsi alla natura e non
abbiamo alcuna manualità. Li considera superficiali e poco capaci di
godere realmente della vita. Chi vive in città considera le realtà
contadine arretrate e rozze. Ma è realmente così? Forse è solo il
timore di sentirsi inferiori se posti in realtà diverse da quelle
conosciute, nel dubbio meglio evitare il confronto e ogni forma di
pregiudizio impedice la messa in atto di qualsiasi confronto, ma
anche di ulteriori possibilità di crescita. Il semplice pensiero
stereotipico che chi è diverso di noi sia inferiore indica
superficialità, insicurezza e poca curiosità. In una famosa
immagine di Einstein si legge: “la fantasia è più importante
della conoscenza”, è la curiosità dovrebbe essere più importante
delle nostre certezze!</span></div>
<div style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">Nel
libro “Il paese dei ciechi” appare evidente che il vero cieco è
il casuale visitatore vedente. Ma in un luogo in cui tutto è a
misura degli altri sensi la vista serve veramente a poco. Lo
sventurato visitatore continua a ripetersi: “in terra di ciechi il
monocolo è re” nell'assoluta certezza della sua superiorità
determinata dalla sua conoscenza e dalla sua vista. Ma riesce solo a
fare una pessima figura! Non è in grado di combattere, ne di farsi
accettare, viene considerato incompleto, ignorante, primitivo, lui
molto orgoglioso della sua evoluzione, delle sue conoscenze, non solo
non può diventare il re del paese dei ciechi ma non riesce ad essere
molto più di un servo poco utile! Solo alla fine capisce che il
paese dei ciechi non è una cultura che può rapportare alla sua
perché è “altra”. Può accettare il confronto, può imparare da
loro ma non può uniformarsi. Il concetto di diverso non è
rapportabile al proprio concetto di vita e di conoscenza. La nostra
storia è piena di gruppi o intere popolazioni che combattono ciò
che è diverso da loro, il colore della pelle, il modo di vivere, la
religione, ogni minima differenza diventa motivo di razzismo o
comunque di senso di superiorità. Ci sentiamo sempre di dovere
insegnare agli altri la nostra conoscenza, le nostre assolute
certezze non possono non essere condivise. Ricorda molto la triste
realtà descritta di Orwell in 1984, in cui in un mondo di uguali non
esiste altro modo che essere più uguali degli uguali per essere
diversi. Un po' come avviene nel mondo piene di certezze e di
conformismo degli adolescenti. Ma l'adolescenza è una fase delle
vita piena di incertezze e dubbi, la paura ed il bisogno di identità
attraverso l'uniformarsi è comprensibile. Smette di essere
comprensibile lo stesso atteggiamento utilizzato da adulti sicuri di
se e delle proprie capacità. In realtà diversità a volte può
significare arricchimento, crescita, dubbio costruttivo. Solo nel
confronto possono emergere nuove soluzioni, nuovi modi di pensare, di
vivere, alternative valide mai considerate. Insomma ciò che ci fa
più paura è in fondo esattamente quello che potrebbe insegnarci
nuove cose. Rimanendo sempre ciò che si è. Imparare dalle altre
culture, ad esempio, non significa rifiutare la propria ma integrare
le conoscenze vecchie e nuove secondo i propri schemi di pensiero. Io
cittadina ho certamente molto da imparare da dei contadini senza per
questo dovermi trasferire in una fattoria, o io pseudo-sana-di-mente
posso imparare molto dalle logiche insite nelle psicosi, senza per
questo reputare una mente malata superiore alla mia o da imitare.
Insomma, dovremmo imparare ad ascoltare in maniera curiosa e
tranquilla coloro che hanno delle diversità rispetto a noi, forse
così capiremmo che l'olocausto non avrebbe avuto ragione di esistere
e che ebrei, neri o musulmani che siano sono tutte persone
semplicemente diverse e non meglio o peggio. Penso che ognuno di noi
in una cultura diversa dalla propria farebbe la fine del saccente
protagonista del “paese dei ciechi”</span></div>
<span style="color: #660000;"><span style="font-family: Consolas,monospace;"></span></span>diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-14754450170970898772012-01-22T09:08:00.000-08:002012-03-11T11:40:38.735-07:00<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.18cm; margin-right: -0.02cm; margin-top: 0.18cm;">
<br />
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirJZa5FeBm4Oqtp2q32O1s9wLy1ZoMkyhTEx1zsPo1G47hHynuUJ2KtCO1FNZrho-7ke-DURaO7uGHfy3eXKIp4ILGv6i6OnXAzfhBPvtEteCUrdU1h-_xlwnkQRYVuet2VZ4Jn6VepEMI/s1600/citazioni-contro-amore.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirJZa5FeBm4Oqtp2q32O1s9wLy1ZoMkyhTEx1zsPo1G47hHynuUJ2KtCO1FNZrho-7ke-DURaO7uGHfy3eXKIp4ILGv6i6OnXAzfhBPvtEteCUrdU1h-_xlwnkQRYVuet2VZ4Jn6VepEMI/s200/citazioni-contro-amore.jpg" width="200" /></a>
<br />
<div align="LEFT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-left: -0.03cm;">
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br />
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Gabriola,fantasy;"><span style="font-size: x-large;">...sarà
amore?</span></span></div>
<span style="font-family: French Script MT,cursive;"><span style="font-size: x-large;"></span></span></div>
<span style="font-size: small;">La
parola amore è probabilmente una delle parole più utilizzate per
indicare... di tutto! Argomento citato da poeti, scrittori, filosofi,
religiosi, psicologi ed altri. Ma cosa è l'amore? Un sentimento di
attrazione, di affetto verso una persona o un animale o un'attività,
sport, insomma non viene limitato all'utilizzo in ambito relazionale.
Quando parliamo di amore tra due persone, spesso indichiamo un
sentimento di attrazione strettamente connaturato con il desiderio
sessuale. </span><br />
<a name='more'></a><span style="font-size: small;">L'amore, inteso come evoluzione di quel primo momento
definito innamoramento, indica a sua volte situazioni molto diverse.
Una delle definizioni che preferisco dell'amore, lo vede protagonista
di una relazione in cui i soggetti vivono una dimensione di
benessere, attrazione, completezza, ma spesso invece si preferiscono
identificare (erroneamente) con la parola amore relazioni in cui il
fulcro principale è la sofferenza, la solitudine, l'umiliazione.
Come è potuto succedere questo? Come siamo potuti passare dal mito
di babbo natale a quello cinico, freddo ma intenso di belzebù? Il
passaggio non mi è affatto chiaro, ma sono certa che ad un'attenta
analisi storica ognuno arriverebbe a comprendere che si tratta di una
forzatura, di un uso improprio. Il senso di possesso che accompagna
molte relazioni di coppia ha caratteristiche molto diverse
dall'amore. Bisogni profondamente più insani o forse comunque sani
ma non ricercare lo star bene.</span><span style="font-size: small;"> Quando
il mio desiderio non è il benessere, principalmente dell'oggetto
amato, probabilmente sto seguendo un bisogno di sopperire ad una mia
mancanza, ad un mio profondo senso di solitudine, insicurezza. Solo
attraverso il possedere l'altro mi sento forte. Non esiste
completezza nelle relazioni in cui il possesso regna sovrano, poiché
il possesso di frequente, ignora la libera scelta dell'altro. L'altro
deve solo soddisfare i miei bisogni mentre i suoi sono poco
rilevanti. Ma allora potremmo pensare che sia l'altro a provare un
sentimento di amore, probabilmente anche questo pensiero nascondere
un romantico inganno. Probabilmente il partner che accetta una
situazione di sottomissione, simbiosi, obbedienza, spesso ha lo
stesso bisogno dell'altro, e quindi soddisfa anche lui un proprio
bisogno in un eterno stato di confusione tra quello che dovrebbe
essere un sentimento di benessere e la lotta senza vincitori o vinti
che è il possedere, il cercare o essere cercati per una necessità
di riconoscimento. In questi casi va bene anche che l'altro possa
soffocarmi o picchiarmi o limitare comunque la mia libertà perché
questo mi fa sentire che ha bisogno di me, mi fa sentire importante,
anzi indispensabile. Finisce così che i due si legano in un rapporto
che altro non farà se non perpetuare la sofferenza ed il bisogno
senza mai soddisfare realmente il naturale bisogno di ognuno di noi
ad essere amato. Citando Watzlawick, si finisce come l'ubriaco che
continua a cercare la chiave di casa dove c'è il lampione pur
sapendo di non poterla trovare poiché l'ha persa in un altro
posto!!! La riflessione che segue tale osservazione è relativa al
fattore culturale. Quanto la cultura incide su quello che intendiamo
con sano rapporto di coppia, quanto la cultura stabilisce quale debba
essere il modo giusto di manifestare l'amore? Tanto. Con cultura si
intende sia il fattore sociale, oggi trasferito ad ognuno di noi
attraverso programmi televisivi e film, sia quello più ristretto del
luogo di appartenenza, basti solo immaginare nel vissuto della coppia
quante realtà diverse siano rappresentate nella pur piccola Italia,
dove un ogni area si ritrova uno specifico dictat. Ma non solo ognuno
di noi viene influenzato certamente dalla cultura di appartenenza in
senso lato, anche in maniera ancora più massiccia dalle figure di
riferimento, di solito i genitori. Il loro modello, i loro
insegnamenti, il loro modo di amarci tracciano la linea di
riferimento di quello che penseremo sarà il modo in cui dovremo
riconoscere l'amore. In qualche modo, possiamo semplificare dicendo
che ognuno di noi riconosce ciò che ha conosciuto! Trova difficoltà
in ciò che invece può sembrare nuovo e quindi diverso. Se io ho
ricevuto nella mia infanzia molte attenzioni mi sentirò amata avendo
attenzioni, ma se nella mia infanzia sono stata spesso denigrata con
la scusa del “ti voglio bene” allora continuerò a crescere con
tale modello! Ovviamente io penso che questi particolari codici
comportamentali possano essere modificati attraverso nuove
esperienze, attraverso una sana capacità dimettersi in discussione
ed imparare cose nuove. Ma prima che questo avvenga troviamo
innamorati sofferenti, che pensano di potere decidere tutto del
partner, a volte anche la vita o la morte, come succede di scoprire
in tristi omicidi avvenuti anche recentemente. Ognuno di noi dovrebbe
imparare a chiedersi cosa è meglio per la propria vita, per il
proprio benessere. Nessuno sa che alcune battaglie possono essere
vinte solo se si smette di combattere e che, di conseguenza, fallisce
chi insiste nella sterile battaglia non chi ne esce proteggendo se
stesso. Forse il primo insegnamento che dovremmo dare ai nostri figli
è il rispetto dell'altro ma il secondo dovrebbe certamente essere
l'amore per se stessi!!!</span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: -0.03cm;">
<br /></div>
</div>
</div>
<title></title>
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</style>diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3003842664306416068.post-46727385004142924362011-11-14T03:12:00.001-08:002012-02-27T13:28:57.950-08:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<object class="BLOG_video_class" contentid="UPLOADING" height="266" id="BLOG_video-UPLOADING-0" width="320"></object></div>
<div style="color: #660000;">
<br /></div>
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: Gabriola,fantasy;"><span style="font-size: x-large;">Pensavo
fosse depressione invece... era stanchezza!!!</span></span></div>
<div style="color: #660000; font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: Gabriola,fantasy;"><span style="font-size: x-large;">Lucia
Rosa Cantafio</span></span></div>
<address class="western" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: justify; text-indent: 0.48cm;">
<br />
</address>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Stamattina
il cielo e l’aria è mite.</i></span></div>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Sto
soffrendo.</i></span></div>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.02cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Un’idea di suicidio, scevra di qualsiasi risentimento,</i></span></div>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><i>mi
si presenta; è un’idea sbiadita;</i></span></div>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><i>essa
non scompagina niente, si armonizza con il colore</i></span></div>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><i>di
questa mattinata. </i></span>
</div>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Werther</span></div>
<div align="RIGHT" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.25cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Una
mattina ci svegliamo ed improvvisamente ci sembra di essere immersi
nell’oscurità. Fuori forse splende il Sole, ma noi non ne abbiamo
percezione. Ci sentiamo avvolti dal pessimismo e da una sorta di
stanchezza del vivere.</span><br />
<a name='more'></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.08cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Il “male oscuro” ci ha colti! Ma siamo proprio sicuri che sia
così?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.01cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Periodicamente si registrano netti aumenti di "depressi", come avvenne in seguito al successo dell’opera di Cassano il “E liberaci dal male
oscuro”. Si potrebbe pensare che tale aumento sia
stato conseguenza di una nuova presa di coscienza da parte dei
depressi che prima di leggere il libro non sapevano di esserlo. Ma
forse esiste anche una seconda possibilità. A molti è successo di
sfogliare un’enciclopedia di medicina e di riconoscere in se stessi
i sintomi di varie malattie, ma in realtà è solo un determinato
quadro di sintomi che definisce una data diagnosi e non la presenza
di uno o due di essi. Ma l’effetto suggestione è sempre esistito,
forse non tutti sanno che il famoso romanzo “I dolori del giovane
Werther” ha avuto come conseguenza del suo successo un netto
aumento del numero dei giovani suicidi per amore. Si trattò appunto,
di quella forma suggestiva per cui quello dì cui si parla molto
diventa vero ed alcune volte vien voglia di imitarlo. Anche oggi la
letteratura è piena di questi episodi di violenza autoriferita o
volta all’esterno frutto di un desiderio di imitazione o di
suggestione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.04cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare delle sindromi
depressive in chiavi negative e preoccupanti, ma si è dimenticato di
informare i lettori che esistono degli stati psico fisici molto
simili alla depressione ma che nulla hanno a che vedere con gli stati
patologici.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.09cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">La malinconia, la tristezza ed anche l’angoscia fanno parte del
normale patrimonio di esperienze emotive dell’uomo. Non solo sono
quasi indispensabili ad un equilibrio emotivo dell’individuo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">La
depressione sintomatica di una malattia fisica, come ad esempio
quella che consegue le alterazioni della tiroide, presenta sintomi
assolutamente sovrapponibili a quelli della depressione pura. Le
alterazioni ormonali provocano sbalzi dell’umore con intristimenti
improvvisi, astenia, confusione mentale e quindi blocco delle
attività creative, tranne che in senso depressivo. Eppure si tratta
di un falso sintomo.</span></div>
<h1 align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; font-weight: normal; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Esiste
la depressione scatenata da una malattia medica, che può
caratterizzare tutto il periodo della convalescenza se non oltre e la
depressione che consegue il sopravvenire di una malattia invalidante.</span></h1>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.02cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Inoltre nella vita si registrano situazioni in cui non rispondere con
uno stato depressivo reattivo è quasi anomalo, come il lutto, i
cambiamenti di casa o di lavoro, la perdita del lavoro o la cassa
integrazione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.02cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Ma cosa è esattamente la depressione? </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Molti la
definirebbero “un malessere misterioso e inquietante” che
nascerebbe “da un’alterazione dei processi biochimici”,
definizione reale ma non sempre identificabile con quello che stiamo
vivendo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.05cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Secondo il Glen O. Gabbard “i pazienti esperiscono la depressione
sul piano psicologico come un disturbo dell’autostima nel contesto
di relazioni interpersonali fallimentari”.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.08cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Secondo lo stesso autore non è la depressione il miglior fattore
predittivo del suicidio ma la disperazione; che ha caratteristiche
ben diverse.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.03cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Secondo Cassano la depressione rientra nei disturbi dell’umore e
precisa che questi occupano lo spazio più ampio e più importante
tra le malattie mentali.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.02cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Il depresso perde la gioia di vivere, la capacità di godere e
partecipare, si attenuano e scompaiono in lui lo slancio vitale,
l’energia, la grinta ed ogni entusiasmo. Il momento peggiore è la
mattina al risveglio quando vede davanti a se la giornata come un
lago immobile, insuperabile.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.02cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Depressione è non avere voglia di niente, non desiderare niente,
essere incapace di provare piacere e soddisfazione. In effetti il
depresso si sente stanco di rivestire i soliti ruoli non è un buon
genitore, rende poco al lavoro ed è ben poco preoccupato del
partner, a questo si aggiunge che non ha desiderio sessuale. E’ un
soggetto noioso, pessimista alla continua ricerca di accoglienza e
conforto (per poi sentirsi peggio di prima!). Parla sempre e solo del
suo mal di vivere e di quanto si ritenga incapace di far questo o
quell’altro. Non ha rispetto della sofferenza altrui e spesso è
egli stesso “depressivo” per chi gli sta intorno.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Quello
che dovremmo chiederci è quanti depressi lo sono realmente.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Ad
esempio molti depressi veri lo sono diventati per via dei vantaggi
che esistono nell’egoismo celato dalla depressione, se intorno al
malato c’è una struttura accogliente e protettiva il malato sta
benissimo nel suo mal di vivere e non fa nulla per uscirne. Così
facendo evita le responsabilità, i problemi, le noie del quotidiano.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Ma i
falsi depressi non sono solo gli egoisti.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.05cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Se durante la mia adolescenza (ormai lontana) i periodi di malinconia
erano un buon momento per scrivere poesie, fantasticare amori da
favola e commuoversi nel sentire il proprio cantante preferito, oggi
è un buon momento per sfuggire questo piacevole contatto con se
stessi attraverso un buon salutare farmaco!</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Le
persone hanno molto spesso paura dei propri momenti di malinconia,
non sanno stare con se stesse e con i propri pensieri, temono di
rimanere in contatto con se stessi perché forse temono le proprie
paure, le proprie debolezze. Sarebbe bene imparare che piangere o
sentirsi tristi e fragili non è indice di debolezza ma di umanità.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.13cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Anche Cassano riconosce che “il dolore come pure l’ansia e la
depressione ha una funzione protettiva”.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.07cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">In alcuni momenti della vita uno stato di depressione può essere
addirittura benefico se esso è contenuto nel tempo. A volte un
periodo di depressione può avere la funzione di darci quella spinta
necessaria ad un cambiamento. Può farci sentire quanto siamo
adagiati in una situazione stagnante e quindi noiosa e darci il
coraggio (da soli o con l’aiuto di uno psicologo) di spostare gli
equilibri alla ricerca di qualcosa di nuovo, lì dove sarà possibile
farlo. Uno dei motivi della recente medicalizzazione della
depressione è la mancanza di tempo per se stessi e per una salutare
malinconia che può aiutarci a rientrare in contatto con i nostri
sogni, i nostri pensieri, le riflessioni più profonde che la vita
quotidiana non ci permette di fare.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Tra
i fattori che oggi frequentemente causano la depressione troviamo la
stanchezza, che ha gli stessi sintomi della depressione. I soggetti
stanchi per stress lavorativo, perché incapaci di dire di no, perché
affaticati dall’assistere un parente malato o altro, presentano
evidenti segni di astenia, di sonno disturbato, sentono di non avere
le forze per affrontare la nuova giornata, non hanno voglia di
lavorare (specialmente quando è proprio il lavoro la causa dello
stress negativo), vogliono che gli altri si prendano cura di loro e
sono noiosi perché apparentemente privi di stimoli vitali. Hanno
perso interesse per quegli obiettivi che fino a quel momento avevano
avuto la funzione di spinta propulsiva nell’agire quotidiano.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Sembra
che le donne tendano più degli uomini alla depressione. Per vari
motivi, dalla stanchezza di vivere ancora in una situazione (molto
italiana) in cui si sentono obbligate a svolgere perfettamente i vari
ruoli che ricoprono, preoccupate di avere una casa sempre impeccabile
nonostante le poche ore da dedicare ad essa, ma spesso per motivi di
lavoro, di moda o di ideali femministi tendono a mascolinizzarsi, in
parte il piacevole gioco della seduttività, con la conseguenza di
aumentare la frattura con eventuali partner. In questi casi è spesso
sufficiente spostare gli equilibri della coppia, aiutare le donne a
realizzare meglio i propri desideri ed a ridare spazio al gioco di
coppia, della seduzione. Ottenendo così il risultato di trasformare
la coppia in terapeuta di se stessa!</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">In
situazioni di questo tipo più che il farmaco risulta indispensabile
introdurre piccoli cambiamenti nella vita del soggetto, al fine di
ottenere l’effetto di dare una nuova visione della vita ed anche
nuove energie.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.05cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Un bravo psicologo sarà certamente in grado, nel giro di poche
sedute, di individuare i cambiamenti di cui necessita la vita di quel
soggetto.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Un
partner incapace di lasciare il proprio fidanzato/a, magari dopo un
lungo periodo di fidanzamento o di matrimonio, apparirà depresso e
forse lo sarà, ma più che altro sarà annoiato dalla relazione e
arrabbiato con se stesso per la propria incapacità di mettere la
parola fine ad una situazione ormai fonte di sofferenza.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #660000; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;">Queste
ed altre riflessioni dovremmo fare di fronte al “Male oscuro”
prima di sentirci definitivamente e irrimediabilmente malati. Fare
delle corrette diagnosi è il primo passo, inoltre a volte può
essere molto importante ricordarsi che la depressione è un mostro
spaventoso ma spesso attraversa la nostra vita solo per un breve
periodo di tempo e non sempre con risultati negativi sulla qualità
della nostra vita.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0.02cm; text-indent: 0.48cm;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<br />diversa-mentehttp://www.blogger.com/profile/03438620755959897168noreply@blogger.com0