Pensavo
fosse depressione invece... era stanchezza!!!
Lucia
Rosa Cantafio
Stamattina
il cielo e l’aria è mite.
Sto
soffrendo.
Un’idea di suicidio, scevra di qualsiasi risentimento,
mi
si presenta; è un’idea sbiadita;
essa
non scompagina niente, si armonizza con il colore
di
questa mattinata.
Werther
Una
mattina ci svegliamo ed improvvisamente ci sembra di essere immersi
nell’oscurità. Fuori forse splende il Sole, ma noi non ne abbiamo
percezione. Ci sentiamo avvolti dal pessimismo e da una sorta di
stanchezza del vivere.
Il “male oscuro” ci ha colti! Ma siamo proprio sicuri che sia
così?
Periodicamente si registrano netti aumenti di "depressi", come avvenne in seguito al successo dell’opera di Cassano il “E liberaci dal male
oscuro”. Si potrebbe pensare che tale aumento sia
stato conseguenza di una nuova presa di coscienza da parte dei
depressi che prima di leggere il libro non sapevano di esserlo. Ma
forse esiste anche una seconda possibilità. A molti è successo di
sfogliare un’enciclopedia di medicina e di riconoscere in se stessi
i sintomi di varie malattie, ma in realtà è solo un determinato
quadro di sintomi che definisce una data diagnosi e non la presenza
di uno o due di essi. Ma l’effetto suggestione è sempre esistito,
forse non tutti sanno che il famoso romanzo “I dolori del giovane
Werther” ha avuto come conseguenza del suo successo un netto
aumento del numero dei giovani suicidi per amore. Si trattò appunto,
di quella forma suggestiva per cui quello dì cui si parla molto
diventa vero ed alcune volte vien voglia di imitarlo. Anche oggi la
letteratura è piena di questi episodi di violenza autoriferita o
volta all’esterno frutto di un desiderio di imitazione o di
suggestione.
Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare delle sindromi
depressive in chiavi negative e preoccupanti, ma si è dimenticato di
informare i lettori che esistono degli stati psico fisici molto
simili alla depressione ma che nulla hanno a che vedere con gli stati
patologici.
La malinconia, la tristezza ed anche l’angoscia fanno parte del
normale patrimonio di esperienze emotive dell’uomo. Non solo sono
quasi indispensabili ad un equilibrio emotivo dell’individuo.
La
depressione sintomatica di una malattia fisica, come ad esempio
quella che consegue le alterazioni della tiroide, presenta sintomi
assolutamente sovrapponibili a quelli della depressione pura. Le
alterazioni ormonali provocano sbalzi dell’umore con intristimenti
improvvisi, astenia, confusione mentale e quindi blocco delle
attività creative, tranne che in senso depressivo. Eppure si tratta
di un falso sintomo.
Esiste la depressione scatenata da una malattia medica, che può caratterizzare tutto il periodo della convalescenza se non oltre e la depressione che consegue il sopravvenire di una malattia invalidante.
Inoltre nella vita si registrano situazioni in cui non rispondere con
uno stato depressivo reattivo è quasi anomalo, come il lutto, i
cambiamenti di casa o di lavoro, la perdita del lavoro o la cassa
integrazione.
Ma cosa è esattamente la depressione?
Molti la
definirebbero “un malessere misterioso e inquietante” che
nascerebbe “da un’alterazione dei processi biochimici”,
definizione reale ma non sempre identificabile con quello che stiamo
vivendo.
Secondo il Glen O. Gabbard “i pazienti esperiscono la depressione
sul piano psicologico come un disturbo dell’autostima nel contesto
di relazioni interpersonali fallimentari”.
Secondo lo stesso autore non è la depressione il miglior fattore
predittivo del suicidio ma la disperazione; che ha caratteristiche
ben diverse.
Secondo Cassano la depressione rientra nei disturbi dell’umore e
precisa che questi occupano lo spazio più ampio e più importante
tra le malattie mentali.
Il depresso perde la gioia di vivere, la capacità di godere e
partecipare, si attenuano e scompaiono in lui lo slancio vitale,
l’energia, la grinta ed ogni entusiasmo. Il momento peggiore è la
mattina al risveglio quando vede davanti a se la giornata come un
lago immobile, insuperabile.
Depressione è non avere voglia di niente, non desiderare niente,
essere incapace di provare piacere e soddisfazione. In effetti il
depresso si sente stanco di rivestire i soliti ruoli non è un buon
genitore, rende poco al lavoro ed è ben poco preoccupato del
partner, a questo si aggiunge che non ha desiderio sessuale. E’ un
soggetto noioso, pessimista alla continua ricerca di accoglienza e
conforto (per poi sentirsi peggio di prima!). Parla sempre e solo del
suo mal di vivere e di quanto si ritenga incapace di far questo o
quell’altro. Non ha rispetto della sofferenza altrui e spesso è
egli stesso “depressivo” per chi gli sta intorno.
Quello
che dovremmo chiederci è quanti depressi lo sono realmente.
Ad
esempio molti depressi veri lo sono diventati per via dei vantaggi
che esistono nell’egoismo celato dalla depressione, se intorno al
malato c’è una struttura accogliente e protettiva il malato sta
benissimo nel suo mal di vivere e non fa nulla per uscirne. Così
facendo evita le responsabilità, i problemi, le noie del quotidiano.
Ma i
falsi depressi non sono solo gli egoisti.
Se durante la mia adolescenza (ormai lontana) i periodi di malinconia
erano un buon momento per scrivere poesie, fantasticare amori da
favola e commuoversi nel sentire il proprio cantante preferito, oggi
è un buon momento per sfuggire questo piacevole contatto con se
stessi attraverso un buon salutare farmaco!
Le
persone hanno molto spesso paura dei propri momenti di malinconia,
non sanno stare con se stesse e con i propri pensieri, temono di
rimanere in contatto con se stessi perché forse temono le proprie
paure, le proprie debolezze. Sarebbe bene imparare che piangere o
sentirsi tristi e fragili non è indice di debolezza ma di umanità.
Anche Cassano riconosce che “il dolore come pure l’ansia e la
depressione ha una funzione protettiva”.
In alcuni momenti della vita uno stato di depressione può essere
addirittura benefico se esso è contenuto nel tempo. A volte un
periodo di depressione può avere la funzione di darci quella spinta
necessaria ad un cambiamento. Può farci sentire quanto siamo
adagiati in una situazione stagnante e quindi noiosa e darci il
coraggio (da soli o con l’aiuto di uno psicologo) di spostare gli
equilibri alla ricerca di qualcosa di nuovo, lì dove sarà possibile
farlo. Uno dei motivi della recente medicalizzazione della
depressione è la mancanza di tempo per se stessi e per una salutare
malinconia che può aiutarci a rientrare in contatto con i nostri
sogni, i nostri pensieri, le riflessioni più profonde che la vita
quotidiana non ci permette di fare.
Tra
i fattori che oggi frequentemente causano la depressione troviamo la
stanchezza, che ha gli stessi sintomi della depressione. I soggetti
stanchi per stress lavorativo, perché incapaci di dire di no, perché
affaticati dall’assistere un parente malato o altro, presentano
evidenti segni di astenia, di sonno disturbato, sentono di non avere
le forze per affrontare la nuova giornata, non hanno voglia di
lavorare (specialmente quando è proprio il lavoro la causa dello
stress negativo), vogliono che gli altri si prendano cura di loro e
sono noiosi perché apparentemente privi di stimoli vitali. Hanno
perso interesse per quegli obiettivi che fino a quel momento avevano
avuto la funzione di spinta propulsiva nell’agire quotidiano.
Sembra
che le donne tendano più degli uomini alla depressione. Per vari
motivi, dalla stanchezza di vivere ancora in una situazione (molto
italiana) in cui si sentono obbligate a svolgere perfettamente i vari
ruoli che ricoprono, preoccupate di avere una casa sempre impeccabile
nonostante le poche ore da dedicare ad essa, ma spesso per motivi di
lavoro, di moda o di ideali femministi tendono a mascolinizzarsi, in
parte il piacevole gioco della seduttività, con la conseguenza di
aumentare la frattura con eventuali partner. In questi casi è spesso
sufficiente spostare gli equilibri della coppia, aiutare le donne a
realizzare meglio i propri desideri ed a ridare spazio al gioco di
coppia, della seduzione. Ottenendo così il risultato di trasformare
la coppia in terapeuta di se stessa!
In
situazioni di questo tipo più che il farmaco risulta indispensabile
introdurre piccoli cambiamenti nella vita del soggetto, al fine di
ottenere l’effetto di dare una nuova visione della vita ed anche
nuove energie.
Un bravo psicologo sarà certamente in grado, nel giro di poche
sedute, di individuare i cambiamenti di cui necessita la vita di quel
soggetto.
Un
partner incapace di lasciare il proprio fidanzato/a, magari dopo un
lungo periodo di fidanzamento o di matrimonio, apparirà depresso e
forse lo sarà, ma più che altro sarà annoiato dalla relazione e
arrabbiato con se stesso per la propria incapacità di mettere la
parola fine ad una situazione ormai fonte di sofferenza.
Queste
ed altre riflessioni dovremmo fare di fronte al “Male oscuro”
prima di sentirci definitivamente e irrimediabilmente malati. Fare
delle corrette diagnosi è il primo passo, inoltre a volte può
essere molto importante ricordarsi che la depressione è un mostro
spaventoso ma spesso attraversa la nostra vita solo per un breve
periodo di tempo e non sempre con risultati negativi sulla qualità
della nostra vita.
Nessun commento:
Posta un commento