è bello....

penso che possa essere molto bello essere uguali agli altri, ma anche diversi. Libertà significa potere scegliere sia di conformarsi a logiche ordinarie sia di non farlo. Ogni Mente è Diversa in quanto unica!

sabato 28 gennaio 2012



Diversi o opposti?
Perché abbiamo paura di ciò che è diverso da noi

Avete fatto caso che quando ci parlano di qualcosa o qualcuno “diverso” da noi, l'immagine che ci facciamo è di qualcosa o qualcuno che sia opposto? Sembra che siamo, tendenzialmente, incapaci di pensare a qualcosa a noi assolutamente estraneo come a qualcosa di “altro”? Siamo più propensi a pensare a realtà
che sono il nostro opposto. Ovvero, sembra che l'unico metro di paragone sia il nostro modo di essere, ciò che si discosta diventa immediatamente nemico, stupido, cattivo, se noi reputiamo noi stessi intelligenti, sensibili, amabili etc etc, chi è diverso acquisisce le caratteristiche opposte. Il nostro modo di essere ci fornisce una serie di certezze, quali la netta superiorità nei confronti di chi ha caratteristiche non comparabili con le nostre. Banalmente, chi vive in una realtà rurale pensa che i cittadini siano incapaci di rapportarsi alla natura e non abbiamo alcuna manualità. Li considera superficiali e poco capaci di godere realmente della vita. Chi vive in città considera le realtà contadine arretrate e rozze. Ma è realmente così? Forse è solo il timore di sentirsi inferiori se posti in realtà diverse da quelle conosciute, nel dubbio meglio evitare il confronto e ogni forma di pregiudizio impedice la messa in atto di qualsiasi confronto, ma anche di ulteriori possibilità di crescita. Il semplice pensiero stereotipico che chi è diverso di noi sia inferiore indica superficialità, insicurezza e poca curiosità. In una famosa immagine di Einstein si legge: “la fantasia è più importante della conoscenza”, è la curiosità dovrebbe essere più importante delle nostre certezze!
Nel libro “Il paese dei ciechi” appare evidente che il vero cieco è il casuale visitatore vedente. Ma in un luogo in cui tutto è a misura degli altri sensi la vista serve veramente a poco. Lo sventurato visitatore continua a ripetersi: “in terra di ciechi il monocolo è re” nell'assoluta certezza della sua superiorità determinata dalla sua conoscenza e dalla sua vista. Ma riesce solo a fare una pessima figura! Non è in grado di combattere, ne di farsi accettare, viene considerato incompleto, ignorante, primitivo, lui molto orgoglioso della sua evoluzione, delle sue conoscenze, non solo non può diventare il re del paese dei ciechi ma non riesce ad essere molto più di un servo poco utile! Solo alla fine capisce che il paese dei ciechi non è una cultura che può rapportare alla sua perché è “altra”. Può accettare il confronto, può imparare da loro ma non può uniformarsi. Il concetto di diverso non è rapportabile al proprio concetto di vita e di conoscenza. La nostra storia è piena di gruppi o intere popolazioni che combattono ciò che è diverso da loro, il colore della pelle, il modo di vivere, la religione, ogni minima differenza diventa motivo di razzismo o comunque di senso di superiorità. Ci sentiamo sempre di dovere insegnare agli altri la nostra conoscenza, le nostre assolute certezze non possono non essere condivise. Ricorda molto la triste realtà descritta di Orwell in 1984, in cui in un mondo di uguali non esiste altro modo che essere più uguali degli uguali per essere diversi. Un po' come avviene nel mondo piene di certezze e di conformismo degli adolescenti. Ma l'adolescenza è una fase delle vita piena di incertezze e dubbi, la paura ed il bisogno di identità attraverso l'uniformarsi è comprensibile. Smette di essere comprensibile lo stesso atteggiamento utilizzato da adulti sicuri di se e delle proprie capacità. In realtà diversità a volte può significare arricchimento, crescita, dubbio costruttivo. Solo nel confronto possono emergere nuove soluzioni, nuovi modi di pensare, di vivere, alternative valide mai considerate. Insomma ciò che ci fa più paura è in fondo esattamente quello che potrebbe insegnarci nuove cose. Rimanendo sempre ciò che si è. Imparare dalle altre culture, ad esempio, non significa rifiutare la propria ma integrare le conoscenze vecchie e nuove secondo i propri schemi di pensiero. Io cittadina ho certamente molto da imparare da dei contadini senza per questo dovermi trasferire in una fattoria, o io pseudo-sana-di-mente posso imparare molto dalle logiche insite nelle psicosi, senza per questo reputare una mente malata superiore alla mia o da imitare. Insomma, dovremmo imparare ad ascoltare in maniera curiosa e tranquilla coloro che hanno delle diversità rispetto a noi, forse così capiremmo che l'olocausto non avrebbe avuto ragione di esistere e che ebrei, neri o musulmani che siano sono tutte persone semplicemente diverse e non meglio o peggio. Penso che ognuno di noi in una cultura diversa dalla propria farebbe la fine del saccente protagonista del “paese dei ciechi”

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