è bello....

penso che possa essere molto bello essere uguali agli altri, ma anche diversi. Libertà significa potere scegliere sia di conformarsi a logiche ordinarie sia di non farlo. Ogni Mente è Diversa in quanto unica!

domenica 22 gennaio 2012




...sarà amore?
La parola amore è probabilmente una delle parole più utilizzate per indicare... di tutto! Argomento citato da poeti, scrittori, filosofi, religiosi, psicologi ed altri. Ma cosa è l'amore? Un sentimento di attrazione, di affetto verso una persona o un animale o un'attività, sport, insomma non viene limitato all'utilizzo in ambito relazionale. Quando parliamo di amore tra due persone, spesso indichiamo un sentimento di attrazione strettamente connaturato con il desiderio sessuale.
L'amore, inteso come evoluzione di quel primo momento definito innamoramento, indica a sua volte situazioni molto diverse. Una delle definizioni che preferisco dell'amore, lo vede protagonista di una relazione in cui i soggetti vivono una dimensione di benessere, attrazione, completezza, ma spesso invece si preferiscono identificare (erroneamente) con la parola amore relazioni in cui il fulcro principale è la sofferenza, la solitudine, l'umiliazione. Come è potuto succedere questo? Come siamo potuti passare dal mito di babbo natale a quello cinico, freddo ma intenso di belzebù? Il passaggio non mi è affatto chiaro, ma sono certa che ad un'attenta analisi storica ognuno arriverebbe a comprendere che si tratta di una forzatura, di un uso improprio. Il senso di possesso che accompagna molte relazioni di coppia ha caratteristiche molto diverse dall'amore. Bisogni profondamente più insani o forse comunque sani ma non ricercare lo star bene. Quando il mio desiderio non è il benessere, principalmente dell'oggetto amato, probabilmente sto seguendo un bisogno di sopperire ad una mia mancanza, ad un mio profondo senso di solitudine, insicurezza. Solo attraverso il possedere l'altro mi sento forte. Non esiste completezza nelle relazioni in cui il possesso regna sovrano, poiché il possesso di frequente, ignora la libera scelta dell'altro. L'altro deve solo soddisfare i miei bisogni mentre i suoi sono poco rilevanti. Ma allora potremmo pensare che sia l'altro a provare un sentimento di amore, probabilmente anche questo pensiero nascondere un romantico inganno. Probabilmente il partner che accetta una situazione di sottomissione, simbiosi, obbedienza, spesso ha lo stesso bisogno dell'altro, e quindi soddisfa anche lui un proprio bisogno in un eterno stato di confusione tra quello che dovrebbe essere un sentimento di benessere e la lotta senza vincitori o vinti che è il possedere, il cercare o essere cercati per una necessità di riconoscimento. In questi casi va bene anche che l'altro possa soffocarmi o picchiarmi o limitare comunque la mia libertà perché questo mi fa sentire che ha bisogno di me, mi fa sentire importante, anzi indispensabile. Finisce così che i due si legano in un rapporto che altro non farà se non perpetuare la sofferenza ed il bisogno senza mai soddisfare realmente il naturale bisogno di ognuno di noi ad essere amato. Citando Watzlawick, si finisce come l'ubriaco che continua a cercare la chiave di casa dove c'è il lampione pur sapendo di non poterla trovare poiché l'ha persa in un altro posto!!! La riflessione che segue tale osservazione è relativa al fattore culturale. Quanto la cultura incide su quello che intendiamo con sano rapporto di coppia, quanto la cultura stabilisce quale debba essere il modo giusto di manifestare l'amore? Tanto. Con cultura si intende sia il fattore sociale, oggi trasferito ad ognuno di noi attraverso programmi televisivi e film, sia quello più ristretto del luogo di appartenenza, basti solo immaginare nel vissuto della coppia quante realtà diverse siano rappresentate nella pur piccola Italia, dove un ogni area si ritrova uno specifico dictat. Ma non solo ognuno di noi viene influenzato certamente dalla cultura di appartenenza in senso lato, anche in maniera ancora più massiccia dalle figure di riferimento, di solito i genitori. Il loro modello, i loro insegnamenti, il loro modo di amarci tracciano la linea di riferimento di quello che penseremo sarà il modo in cui dovremo riconoscere l'amore. In qualche modo, possiamo semplificare dicendo che ognuno di noi riconosce ciò che ha conosciuto! Trova difficoltà in ciò che invece può sembrare nuovo e quindi diverso. Se io ho ricevuto nella mia infanzia molte attenzioni mi sentirò amata avendo attenzioni, ma se nella mia infanzia sono stata spesso denigrata con la scusa del “ti voglio bene” allora continuerò a crescere con tale modello! Ovviamente io penso che questi particolari codici comportamentali possano essere modificati attraverso nuove esperienze, attraverso una sana capacità dimettersi in discussione ed imparare cose nuove. Ma prima che questo avvenga troviamo innamorati sofferenti, che pensano di potere decidere tutto del partner, a volte anche la vita o la morte, come succede di scoprire in tristi omicidi avvenuti anche recentemente. Ognuno di noi dovrebbe imparare a chiedersi cosa è meglio per la propria vita, per il proprio benessere. Nessuno sa che alcune battaglie possono essere vinte solo se si smette di combattere e che, di conseguenza, fallisce chi insiste nella sterile battaglia non chi ne esce proteggendo se stesso. Forse il primo insegnamento che dovremmo dare ai nostri figli è il rispetto dell'altro ma il secondo dovrebbe certamente essere l'amore per se stessi!!!

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